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PERCHÈ PUNTARE SU CANNIZZARO

L’OPINIONE
di Lucia Serino

di LUCIA SERINO

Molto dipenderà da loro, da quelli del centrodestra. La costruzione di un cambiamento invocato a ogni costo dipenderà dalla forza che il centrodestra riuscirà a mettere sul suo candidato per invertire il risultato dell’urna nella regione simbolo di un centrosinistra dalle mille vite.
E’ all’attenzione del Cavaliere la terna di curriculum più quotata su cui lo stesso Berlusconi si concentrerà nelle prossime ore probabilmente incontrando di persona ad Arcore i papabili che, nella divisione geografica regionale, spetta qui a Forza Italia indicare: Vito Bardi, Michele Cannizzaro e Marco Saraceno. Il vento in poppa della destra che avanza alimenta le speranze di un composito popolo di moderati dialoganti e liberali di eredità popolare, destra storica e novelli filoleghsti, un’area che in verità sia a Potenza che a Matera non ha brillato per capacità di autonomia, eleggendo due sindaci mantenuti in vita dalle plurime sfumature di una sinistra al governo.
Sembra un’era fa. Ma tra soccorso rosso e soccorso azzurro la diffidenza sul rischio di un rinnovato consociativismo è quello che maggiormente inquieta chi attende un reale cambiamento.
Dunque un generale della Finanza, l’imprenditore di Donna Giulia e un manager della sanità (e medico che ancora indossa il camice bianco), il più popolare della terna. Pur nel rispetto della storia degli altri due, puntare su quest’ultimo potrebbe essere determinante. Il quadro dei vantaggi politici concreti ma anche il peso simbolico legati alla candidatura di Cannizzaro sono tali che la regione potrebbe essere per la prima volta affidata a un uomo capace di fugare le paure del tempo senza recidere il sistema di valori di cui la comunità lucana può essere orgogliosa custode. Autenticamente liberale nello spirito e per le battaglie che lo hanno visto protagonista negli anni, in prima persona, di una efficienza pragmatica e quasi mitica di cui ancora si narra ricordando gli anni in cui è stato alla guida dell’ospedale regionale San Carlo, conosce bene la macchina amministrativa ma anche i limiti dell’avversario da sfidare. Aspetto non secondario in una regione come la Basilicata. E’ per questo che Michele Cannizzaro, in questi anni che è stato in consiglio comunale a Potenza, si è mantenuto lontano da quell’ inciucio a sinistra che ha mantenuto in vita il sindaco De Luca.
Cannizzaro è un uomo d’ordine, rigido sui temi dell’efficienza, perfetto per chi insegue lo spirito dei tempi, anche se è la generosità nelle relazioni umane che lo hanno reso popolare. Ma c’è una simbologia non trascurabile che accompagna la parabola umana di quest’uomo: pochi altri al suo posto avrebbero avuto la capacità di resistere negli anni dei feroci attacchi di Libera e di pm in carriera, di incivili processi mediatici sulla tv di Stato, di attendere con dignitoso silenzio che si smontassero teoremi e infamie, di riconquistare spazi di dialogo pubblico all’indomani di ripetute assoluzioni. Insomma aspetti sui quali il Cavaliere e i suoi spin doctor dovrebbere dare un occhio per poter vincere per la prima volta in Basilicata.

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