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LEONARD COVELLO, APOSTOLO DELL’INTEGRAZIONE USA

Nato ad Avigliano il 27 novembre 1887, innovò i metodi di insegnamento americani

Covello nella casa natale ad Avigliano nel 1973

di Leonardo Pisani
Era nato nel cuore di Avigliano, nel pieno centro storico, chiamato in vernacolo Gret a Rocc, proprio sulla antica strada che portava al castello e al palazzo dei Caracciolo e dei principi Doria . Nessuna nobiltà per lui, anzi nato in una famiglia povera, con il padre Pietro emigrato “All’America” per cercare fortuna. Era il 26 novembre 1887 quando nacque con il nome di Leonardo Coviello, in via Castello al n 14, ora via Telesca n 17. Erano di anni della grande emigrazione italiana e anche lucana. Quella delle “vedove bianche” ovvero donne che rimanevano a paese a crescere i figli, mentre i mariti erano in America. Spesso senza vedersi per anni. La famiglia Coviello, padre, madre e tre figli si riunì poi. Leonardo scriverà nelle sue memorie, in parte pubblicate sul saggio a lui dedicato dall’indimenticabile Gennaro Claps, della vita a d Avigliano e della prima volta che lasciò il paese: prima Potenza, poi a Napoli con la “lutturina” il treno e poi la nave per l’America per venti giorni. L’arrivo a Ellis Island e ben due giorni e notti a stare su una panchina all’aperto. Poi al nuovo quartiere. East Harlem, conosciuta come Italian Harlem,. Una casa con tre stanze, ricordava nelle sue memoria, dove non entrava mai il sole, mentre quella di Avigliano aveva finestre, luce e si vedevano le montagne. Leonardo Luigi fa la vita di tutti i piccoli emigranti, all’inizio non parlava ingle

Con Frank Sinatra

se, fa parte di una banda di ragazzini aviglianesi e partecipa a piccoli furti. Poi il padre Pietro un giorno lo convince a andare a scuola a imparare l’inglese. Lì Leonardo Coviello diventò Leonard Covello, era il periodo dell’americanizzazione forzata: si cercava di far perdere il senso di appartenenza ai giovani emigrati, arrivando anche a cambiare nomi e cognomi adattandoli allo slang yankee. Scriverà Covello : “We were becoming Americans by learning how to be ashamed of our parents” (diventavamo americani imparando a vergognarci dei nostri genitori). Coviello aveva lasciato Avigliano a 10 anni, andò alle elementari americane senza conoscere una parola di inglese. Ma aveva mente sveglia e intelligenza straordinaria, ma il piccolo aviglianese capo di una banda poteva essere risucchiato dalla vita del ghetto, già era ai margini della legalità, ma come scrive Giovanni Caserta nella prefazione del saggio “Leonard Covello Educatore Sociologo studioso dei problemi migratori negli Stati Uniti” di Gennaro Claps e uscito purtroppo postumo, ebbe la fortuna di incontrare Anna C. Rudy , una missionaria canadese e protestante che gli trovò un lavoro in una panetteria, Covello raccontò a Gennaro Claps che fu la sua salvezza, Leonardo prese seriamente la scuola, aveva mente sveglia e grande intelligenza. Non solo imparò perfettamente l’inglese, ma anche il francese e lo spagnolo: gli saranno utilissimi in futuro. La carriera scolastica è folgorante: supera tutte le difficoltà, comprese quella razziali, vince una borsa di studio al liceo che dal 1907 al 1911 gli permise di frequentare la Columbia University e di laurearsi. Poi Nel 1913 fu assunto come insegnante di francese alla DeWitt Clinton High School. Arriva il 1917 e gli Stati Uniti di Woodrow Wilson entrano nel conflitto mondiale, era la fine della “Dottrina Monroe“ e dell’isolazionismo Usa nelle vicende non americane. Covello partì volontario in Francia, per la sua conoscenza della lingua francese fu assegnato a compiti di interprete e di intelligence. Poi 1920 tornò al suo lavoro di insegnante alla DeWitt Clinton High School, dove approfondì le sue riflessioni pedagogiche sull’integrazione dei ragazzi italoamericani. Qui arriva la grandezza dell’aviglianese, apostolo dell’integrazione . Sulla sua figura Luigi Scaglione, Coordinatore del Centro Lucani nel Mondo” afferma. Il museo dell emigrazione è solo un’appendice della nostra attività. Aprendo le porte di quello che è chiamato forse impropriamente un Museo, il Museo dell’Emigrazione Lucana, si trova una grande sorpresa a dispetto di chi ha immaginato ed immagina che siamo difronte ad un sogno irrealizzato ed irrealizzabile. Ed in effetti nel raccontare all’epoca la storia dell’emigrazione avevamo visto lungo con la similitudini delle migrazioni che in questi giorni ci appaiono davanti ai nostri occhi in ogni dove. Dal Mediterraneo al Messico come in fondo è la storia di Leonard Covello, insegnante di pedagogia, fondatore di uno dei centri dell’immigrazione italiana è a tutto tondo il prototipo di Un racconto emozionale che suscita sentimenti contrapposti compreso le divaricazioni sulla storia dell’emigrazione lucana per i quali gli intellettuali in perenne conflitto con le date e gli inizi del fenomeno sembrano non volersi arrendere all’idea della sua storicizzazione e immaginano di riuscire a segnare addirittura il punto di partenza ma anche quello di arrivo. Un punto di partenza dunque che non c’è perchè altrimenti diremmo che per noi il primo vero emigrante era Orazio. L’altro ieri parlandone con i giovani delle diverse realtà della Regione abbiamo ricordato una frase di Orazio che dice: chi solca i mari, muti i cieli e non l’anima. Leonardo Coviello è in piena sintonia con il grande Orazio, proprio per questo suo essere stato legato alla sua terra, non mutando mail l’animo di chi interpretava il genius aviglianese. E Lucano». Fu l’apostolo dell’integrazione multietnica negli Usa, forte della sua esperienza di vita di piccolo emigrante arrivato in Usa che parlava solo aviglianese e italiano, era convinto che con il bilinguismo e il biculturalismo si poteva facilitare la transizione dei ragazzi da immigrati a cittadini integrati senza separarli dalle loro comunità o cultura di origine , al contrario dell’americanizzazione forzata che sradicava, far crescere l’orgoglio delle proprie radici aiutava a diventare migliori cittadini. Già nel 1914 aveva fondato a questo scopo il Circolo Italiano a DeWitt Clinton, poi nel 1922 su sua iniziativa fu creato il Dipartimento di Italiano della scuola che egli diresse fino al 1926, quando fu promosso I° Assistente in Lingue Moderne, incarico che ricoprirà fino al 1934, anno in cui realizza il sogno di creare nel quartiere una scuola superiore organizzata attorno ai suoi principi educativi, con la fondazione della Benjamin Franklin High School a East Harlem, uno dei centri dell’immigrazione italiana a New York. E fu aiutato dal grande sindaco Fiorello La Guardia, altro esempio di italoamericano bilingue e saldo nelle sue radici. Covello non solo fu preside e animatore della scuola, ma accompagnò a questo impegno una vasta attività di diffusione delle sue teorie pedagogiche. Dal 1929 and 1942 fu Adjunct Professor alla New York University, dalla quale ricevette il dottorato in Pedagogia nel 1944. Tra i suoi allievi anche il futuro membro del Congresso Vito Marcantonio, originario di Picerno e paladino dei diritti degli afromericani. Covello e fondatore dell’American Labur PartyQuando dalla fine degli anni ‘40 nel quartiere dell’East Harlem divenne sempre più rilevante la presenza dei portoricani, si batté a favore dell’integrazione razziale ed adottò anche nei confronti di questa comunità gli stessi principi che aveva elaborato e sperimentato negli anni ’20 e ’30 per quella italiana. Nel 1956 si ritirò dal ruolo di preside della Franklin High School ed accettò un incarico di consulenza presso la Divisione Migrazioni del Dipartimento portoricano del Lavoro. Tra i riconoscimenti «il più elevato, concessogli dal Congress americano, che, in data 14 dicembre 1966, gli assegnava una medaglia d’oro su relazione di Robert Kennedy. Era la “Meritorius Service Medal.In anni successivi, Louis Clapes (Claps), sindaco della città di Stamford, di origini aviglianesi anche lui, fissò al 21 agosto il ”Leonard CovelloDay. Giovanni Caserta in Leonard Covello) Sempre legato a Avigliano,mantenne corrispondenza con i parenti e ci ritorno nel 1938 e poi a trovare l’amico Gennaro Claps nel 1973- nella foto Covello in visita alla casa di natia-. era tornato in Italia, in Sicilia su invito di Danilo Dolci per applicare i suoi metodi educativi ai ragazzi siciliani. Covello morì il 19 agosto 1982 a Messina.

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