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CHI DI VOI SI INDIGNA PER LA SITUAZIONE DI ASIA BIBI IN PAKISTAN ?

Si sono versati fiumi di inchiostro, virtuali e non, su un’Asia (Argento), divenuta paladina del MeToo, ma non su un’altra Asia, Asia Bibi, che da 9 anni langue in una buia ed umida cella in un fatiscente carcere pakistano senza avere nessuna colpa, se non quella di essere cristiana.

Credo che valga la pena rievocare la vicenda, che risale al 14 giugno del 2009. Siamo in Pakistan, paese islamico dove vige una severa e rigida legge islamica e dove essere cristiani è quanto meno difficile.
ASIA BIBI

Asia Bibi è una lavoratrice agricola cristiana, e sta raccogliendo le bacche con delle altre lavoratrici musulmane. E’ lei la diversa, è lei in minoranza, è lei quella debole. Ma debole davvero. Asia ha il compito di andare a prendere l’acqua, ma le altre donne rifiutano di dissetarsi dalla brocca che lei ha toccato, perché questa è diventata un oggetto impuro, visto che è stato contaminato dalla mano di una infedele. Scoppia un diverbio.

Il 19 giugno le donne musulmane denunciano Asia perché sostengono che, durante il litigio, avrebbe offeso Maometto: un’accusa gravissima che prevede la pena di morte.

La giustizia pakistana fa il suo corso: Asia viene picchiata, chiusa in uno stanzino, stuprata ed infine arrestata, senza alcuna prova, se non la parole delle sue college musulmane, che ovviamente vale molto più di quella di una Cristiana. Nel 2010 il giudice emette una sentenza di colpevolezza, ma Asia continua a definirsi innocente e dice che la sua unica colpa è quella di essere Cristiana. Nel 2014 la Corte rigetta il ricorso di Asia, confermando la pena capitale, che però viene sospesa nel 2015, e due giorni fa un altro tribunale ha chiesto tempo per esprimersi definitivamente sul caso. Uno degli avvocati di Asia Bibi ha lamentato gravi irregolarità nel processo ed ha denunciato minacce ed atteggiamenti discriminatori nei confronti dei Cristiani. I Musulmani che hanno difeso Asia, come il governatore del Punjab, Salmaan Teseer ed il Ministro per le Minoranze religiose, Shahbaz Bhatti, sono stati uccisi da fondamentalisti, che vogliono l’impiccagione di Asia.
Questi i fatti.
La vicenda ci impone alcuni interrogativi a cui dobbiamo rispondere serenamente, senza nessun intento polemico, ma senza nessuna omissione soprattutto con onestà intellettuale.

Perché nessun movimento femminista si è prodigato per difendere questa donna, picchiata e stuprata ed imprigionata senza colpa?
Perché nessuna marcia per questa donna, che rappresenta indubitabilmente tutte le vittime delle persecuzioni?
Perché nessun accostamento alle leggi razziali del 1938 delle leggi islamiche che di fatto sanciscono e legittimano le discriminazioni?
Perché questo silenzio assordante intorno ad una vicenda che dovrebbe scuotere le coscienze ed animare trasmissioni televisive che invece ospitano personaggi di nessun spessore morale ed etico?
Forse non va di moda essere cristiani?

Si dice, talvolta, che alcuni governi vorrebbero riportare il mondo al medioevo, (ignorando cosa questo periodo abbia prodotto di luminoso in ogni campo dello scibile umano), ma mi pare che nessuno si renda conto che nel caso di Asia Bibi (non l’unico, in certe zone del mondo) si vada diritti verso l’età della pietra.

ASIA ARGENTO

Purtroppo, nel mondo di oggi, se non appari non esisti. Di Asia si parla poco in televisione e sui giornali: si parla di più dell’altra Asia. Sembra che ne esista solo una.
Il grado di civiltà di un paese si misura anche dal rispetto che si dimostra nei confronti delle minoranze. Il Cristianesimo si è sempre basato sui principi di tolleranza, uguaglianza e fratellanza universale.

 

Guai a farlo diventare minoranza: non sappiamo se la nuova maggioranza saprebbe garantire gli stessi diritti a tutti. Non dimentichiamocelo mai.

Un corteo in Pakistan che chiede l’impiccagione di Asia Bibi

Udienza decisiva per Asia Bibi, ore di attesa e preghiera

Lunedì 8 ottobre la Corte Suprema del Pakistan ha deciso se confermare o annullare la sentenza di morte per la donna cattolica accusata di blasfemia e reclusa dal 2009. Asia Bibi chiede preghiere. Nel febbraio scorso l’incontro del Papa con i suoi familiari
Alle 13 (ora locale – le 10 del mattino in Italia) di lunedì 8 ottobre, la Corte Suprema del Pakistan ha esaminato il ricorso, giunto al terzo e ultimo grado di giudizio, presentato dagli avvocati di Asia Bibi. Tutto si è svolto in un’unica udienza in cui i giudici ascolteranno le posizioni della difesa e dell’accusa e valuteranno se confermare o annullare la sentenza di pena capitale. Il pronunciamento dovrebbe essere emesso lo stesso giorno ma reso noto qualche giorno più tardi.
L’accusa e l’arresto
Asia Bibi, cattolica e madre di 5 figli, viene arrestata il 19 giugno del 2009 dalla polizia del suo villaggio di Ittanwali, nella provincia di Punjab. La presunta accusa è di blasfemia: alcune donne di credo musulmano la denunciano per aver offeso Maometto durante un diverbio.
La condanna
Formalmente incriminata il mese successivo, viene condannata a morte l’11 novembre 2010. Da allora trascorre in carcere, spesso in isolamento per tutelarne l’incolumità, il tempo dell’appello e poi, dal luglio 2015, l’attesa della sentenza finale da parte della Corte suprema.
Un tam-tam mediatico
La vicenda di Asia Bibi fa il giro del mondo, si organizzano petizioni, marce, giornate di digiuno e preghiere per chiederne la scarcerazione. Benedetto XVI lancia un appello per la sua liberazione e invia in pakistan il cardinale Tauran, Papa Francesco assicura le sua vicinanza e accoglie la figlia maggiore e il marito della donna in Udienza il 24 febbraio del 2018. Associazioni, mass media e social tengono ciclicamente alta l’attenzione sul caso ma, come dichiarato da Paul Bhatti, presidente dell’Alleanza delle minoranze del Pakistan – fratello di Shahbaz, ministro per le minoranze del Paese asiatico, assassinato il 2 marzo 2011 da un estremista islamico – l’unica via percorribile è quella diplomatica.
Il calvario
Più di 3300 giorni di detenzione per un’accursa non provata. La violenza subita durante l’arresto, la detenzione in cella di isolamento e le minacce alla sua incolumità e a quella della sua famiglia da parte di gruppi musulmani estremisti se fosse stata rilasciata. Quasi un decennio in carcere, strappata dalla famiglia ma senza mai perdere la fede. Lo hanno dichiarato più volte i suoi cari, il marito e la figlia maggiore. Asia chiede a tutti di pregare per lei mentre perdona chi le ha fatto e le fa del male perchè la sua fede è più forte dell’odio. Numerosi i musulmani che hanno denunciato l’orrore della legge sulla blasfemia che colpisce anche loro. E adesso, gli ultimi giorni di un’attesa estenuante lunga quasi 10 anni: un calvario assurdo percorso con indescrivibile dignità dalle vittime di un’altrettanto assurda legge.

La figlia ed il marito di ASIA BIBI
Sentenza di Asia Bibi: verdetto emesso ma “riservato”

La madre cristiana è rinchiusa in carcere dal 2009 con l’accusa di blasfemia. I giudici della Corte suprema vogliono evitare che scoppi la rivolta. Ai giornalisti è stato vietato di parlare del caso. British Pakistani Christian Association: “Dopo che verrà rilasciata, tutti i Paesi occidentali devono offrirle asilo politico”

Islamabad (AsiaNews) – La sentenza di Asia Bibi è stata emessa ma è “riservata”. Così hanno deciso i giudici della Corte suprema del Pakistan, che da poco hanno diffuso la loro decisione di non rendere pubblico il verdetto nel caso di Asia, la madre cristiana condannata a morte per blasfemia nel 2009.

Lo rivela la British Pakistani Christian Association (Bpca), tra le poche associazioni di cristiani a far trapelare la notizia. Fonti locali infatti riferiscono che il governo ha chiesto ai media di mantenere il silenzio e non consente di rilasciare commenti.

Ad AsiaNews Wilson Chowdhry, presidente della Bpca, dichiara: “Ho fiducia che questo sia un buon risultato. Asia è stata forte e coraggiosa durante tutti gli anni di prigionia e non ha mai perso neppure un briciolo della sua fede”.

Con ogni probabilità l’obiettivo dei tre giudici, tra cui anche il presidente Mian Saqib Nisar, è di prendere tempo per evitare che nel Paese scoppi la rivolta. Infatti mentre i cristiani sono riuniti in preghiera in tutto il Paese e chiedono la scarcerazione della donna incolpata di oltraggio a Maometto con false testimonianze, alcuni radicali continuano a chiederne l’impiccagione.

Oggi i riflettori di tutto il mondo erano puntati sulla Corte, che ha vietato l’ingresso ai giornalisti e sequestrato telefonini e altri strumenti per le video riprese. Mehwish Bhatti della Bpca, che era all’esterno del tribunale insieme a tanti altri attivisti, fa sapere che gli imputati di alto profilo sono stati fatti entrare da un ingresso secondario, per evitare i microfoni dei cronisti.

Nonostante la richiesta della corte di evitare la diffusione di notizie, la decisione è già circolata con rapidità.

I giudici hanno chiesto riserbo fino a quando la sentenza definitiva non verrà resa pubblica

Il dott. Chowdhry, così come l’avvocato della donna, nutre buone speranze. “Dopo che verrà stabilito il suo rilascio – sostiene – tutti i Paesi occidentali dovranno offrirle subito asilo politico. Asia non merita niente di meno, per il suo grande stoicismo”. Poi riferisce le preoccupazioni di Ashiq Masih, marito della donna, che si trova in Gran Bretagna. “Egli teme che la sua famiglia non sarà mai più unita. La sua più grave preoccupazione è che se anche Asia dovesse ottenere l’asilo in Gran Bretagna, molto probabilmente non avrebbe il ricongiungimento con le figlie sposate”.

Questo vuol dire, conclude con amarezza Chowdhry, “che sarà divisa per sempre da qualcuno che ama”

 

Domenico Leccese 

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