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CHI È REALMENTE PIETRO ZUCCO OLTRE IL VIDEO PER “SPUTTANARE” MIMMO LUCANO ?

Ma la peculiarità principale del signor Zucco è quella di essere un prestanome della ‘ndrangheta, così come dice la Dda di Reggio Calabria

Video su Riace, ma chi è il signore che parla?

Da Iacchite – 7 ottobre 2018

In ogni comunità, piccola o grande che sia, esistono le gelosie, l’invidia, l’astio, il rancore. Specie al sud. In ogni paese c’è sempre qualcuno che parla male degli altri. Un classico. I motivi possono essere di diversa natura: un mancato favore, una disputa familiare, una offesa, interessi economici, questioni di proprietà, promesse di lavoro non mantenute. Parole che girano il paese e che spesso si trasformano in meri pettegolezzi, il cui unico scopo è quello di sputtanare l’avversario anche con la menzogna, se serve.

Ed è quello che ha fatto il signor Pietro Zucco, l’uomo che nel famoso video “sputtana” Mimmo Lucano, sindaco di Riace, accusandolo di essere un specie di padre padrone, ai cui piedi tutti si devono prostrare, specie chi è in cerca di un lavoro. Il video – che in poche ore dalla sua diffusione è diventato subito virale, condiviso da tutto l’arco politico fascio/leghista: Alemanno, Meloni, e da ieri anche Salvini che in meno di 24 ore ha totalizzato oltre 300.000 visualizzazioni – è stato girato il 2016, all’indomani delle prime polemiche a seguito dell’invio degli ispettori dello Sprar al “modello Riace”. Nel video il signor Zucco calunnia Lucano dicendo che sfrutta gli immigrati facendoli lavorare al posto degli italiani per pochi spiccioli e in nero.

Racconta di aver lavorato in uno dei tanti progetti di accoglienza gestiti da Lucano e di non aver ricevuto la paga, e quando si è lamentato è stato cacciato via in malo modo. Non solo, il signor Zucco, accusa Lucano di pensare solo ai neri, tant’è che in Comune i servizi sociali per le famiglie riacesi in difficoltà non hanno mai un euro, mentre per comprare fiori e cazzate varie i soldi si trovano sempre. Conclude dicendo che Riace non è l’Eldorado che Lucano vuol far credere, e questo perché la stampa ascolta e pubblica solo le sue parole.

Insomma a sentire il signor Zucco, Mimmo Lucano è una specie di delinquente che con arroganza e prepotenza impone le sue scelte all’intera comunità di Riace, favorendo solo coloro i quali si dimostrano servili nei suoi confronti.

Da quello che dice nel video, il signor Zucco, veste i panni del ribelle che non ci sta a subire soprusi e abusi da parte di chi si dice comunista e poi si comporta da fascista.

Ma chi è veramente il signor Pietro Zucco?

Pietro Zucco non è uno stinco di santo. E questo lo sa tutto il paese, visto che è stato anche vicesindaco a Riace, ovviamente prima che diventasse sindaco Lucano. Ha gestito il noto ristorante la Scogliera, mentre faceva il vicesindaco di Riace, di proprietà di Cosimo Leuzzi, boss del posto, oggi al 41 bis. Ristorante che in seguito verrà confiscato dalla Dda e affidato al Comune di Riace. Pietro Zucco ha anche gestito “la cava di Stilo” che la Dda ritiene riconducibile a Vincenzo Simonetti soggetto affiliato alla cosca RUGA-METASTASIO. Inoltre Pietro Zucco non ha mai lavorato nei progetti Sprar, ma solo qualche mese nei Cas, con i quali Mimmo Lucano non ha niente a che fare. Chi non conosce la differenza tra Cas e Sprar, si informi. Zucco non ha mai lavorato per Lucano, ma per un’altra associazione, “Los Migrantes” di Riace , il cui presidente era tale Salvatore Romeo. Associazione con la quale sono sorti diversi problemi, e qualcuno racconta che il signor Zucco è stato allontano perché non gradito.

Ma la peculiarità principale del signor Zucco è quella di essere un prestanome della ‘ndrangheta, così come dice la Dda di Reggio Calabria.

Un bel soggetto il signor Zucco che accusa gli altri di poca trasparenza, dimenticandosi del suo passato e del suo vissuto. Ora capite tutti i motivi dell’astio nei confronti di Lucano. Zucco non ha gradito la nomina a sindaco di Lucano e da allora è diventato il suo principale nemico, e indovinate a quale partito si è iscritto oggi il signor Zucco? Ve lo dico subito: Noi con Salvini.

Di seguito riportiamo l’intero comunicato stampa diramato dalla Guardia di Finanza il giorno dell’arresto del sugnor Zucco, leggete, e fatevi la vostra idea:

Nella mattinata di giovedì sono scattate le manette nei confronti di SIMONETTI Vincenzo classe 1951, MARULLA Antonio classe 1965 (entrambi di Stilo) e di ZUCCO Pietro classe 1957 di Riace e sono state sequestrate due aziende operanti nel settore del movimento terra e calcestruzzo (attività di primario interesse per le cosche mafiose) appartenenti alla cosca RUGA – METASTASIO. Altre due persone sono state denunciate a piede libero.

È questo il risultato di una brillante operazione compiuta dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Roccella Jonica al termine di una complessa e articolata attività di indagine.

La stessa è stata svolta interamente di iniziativa e senza l’ausilio di indagini tecniche ma avvalendosi solo ed esclusivamente dell’acume investigativo e della professionalità del personale che ha svolto l’attività.

Il servizio è scaturito da una verifica specifica per il contrasto al lavoro nero eseguita nei confronti della EUROSERVIZI MA.GI.CA. a r.l. P.I. 02264630795, con sede in Stilo, Loc. Salesi, nel corso dell’anno 2006.        La società cooperativa risultava affidataria di beni confiscati alla ditta individuale SCAVICAL di GUARNA Maria Luisa con provvedimento del Tribunale M.P. di Reggio Calabria.

La SCAVICAL era stata confiscata perché di fatto gestita da SIMONETTI Vincenzo, soggetto affiliato alla cosca RUGA-METASTASIO.

In sede di accesso, nel corso delle operazioni di identificazione dei dipendenti veniva rilevata, tra l’altro, proprio la presenza del signor SIMONETTI Vincenzo, il quale per giustificare la propria presenza presso lo stabilimento della Coop. EUROSERVIZI MA.GI.CA esibiva una scrittura privata di consulenza stipulata in data 02.01.2000 con il rappresentante legale della cooperativa verificata, ZUCCO Pietro.

Le indagini, quindi, si indirizzavano nei confronti del SIMONETTI al fine di accertare il reale ruolo rivestito dallo stesso all’interno della Coop.MA.GI.CA.. Venivano perciò avviate due verifiche fiscali rispettivamente nei confronti dello stesso SIMONETTI, in quanto risultava titolare della omonima ditta individuale con sede amministrativa in Stilo (coincidente tra l’altro, con quella della medesima cooperativa) e nei confronti della citata Coop. EUROSERVIZI MA.GI.CA..

Nell’ambito degli accessi eseguiti in dipendenza delle tre verifiche effettuate, veniva acquisita una notevole mole di documentazione contabile ed extracontabile, la cui disamina poneva in risalto una situazione del tutto particolare.

In sintesi:

veniva dimostrata la fittizietà del rapporto di lavoro autonomo prestato dal SIMONETTI, in quanto con la stipula della scrittura privata del 02.01.2000, il SIMONETTI ha, di fatto, potuto continuare a gestire e dirigere l’impianto di produzione di calcestruzzo ed estrazione di inerti con la compiacenza del Presidente della EUROSERVIZI MA.GI.CA. S.c.a.r.l. il quale, con la dichiarazione scritta del 23.06.2004 “ufficializzava” il suo ritorno;
veniva appurato che il SIMONETTI per l’acquisto, a titolo personale, di vari macchinari regolava i relativi pagamenti con assegni tratti sul c/c della S.c.ar.l. EUROSERVIZI MA.GI.CA.;                                                             a sua volta, la S.c.ar.l. EUROSERVIZI MA.GI.CA., al fine di onorare i debiti contratti con vari fornitori, utilizzava quali mezzi di pagamento sia assegni che numerose tratte cambiarie tratti e/appoggiate sul c/c personale di SIMONETTI;

veniva rilevato che il SIMONETTI aveva la materiale disponibilità degli assegni della Coop. MAGICA i quali erano solo firmati dal legale rappresentante ma compilati in ogni restante parte (compresa la cifra) dal SIMONETTI; gli stessi operai della EUROSERVIZI MA.GI.CA. venivano pagati con assegni circolari richiesti e successivamente girati dal SIMONETTI Vincenzo.

Il complesso degli elementi raccolti consentiva di confermare il ruolo di SIMONETTI all’interno della EUROSERVIZI MA.GI.CA (affittuaria e utilizzatrice del patrimonio aziendale della ditta SCAVICAL di GUARNA Maria Luisa già sequestrata e confiscata al SIMONETTI) che è certamente di gestore titolare e non certo di semplice consulente amministrativo, sicché egli tornava a rimpossessarsi dei beni, strumenti e rapporti che l’intervento dell’Amministrazione Giudiziaria imposta attraverso l’imposizione del sequestro e della misura di prevenzione gli aveva legalmente sottratto in forza del primigenio decreto di applicazione della misura di prevenzione personale e della misura di sicurezza patrimoniale.

In questo contesto di chiarissima elusione della normativa di prevenzione ad opera del SIMONETTI e con la compiacenza di ZUCCO Pietro Domenico Legale Rappresentante della Coop. MA.GI.CA., si inseriscono ulteriori evoluzioni sociali di quest’ultima compagine sociale, sempre volte a mistificare il dato dell’effettiva titolarità e in linea con il progetto criminoso in corso, e in particolare, si allude alla commistione delle sorti di EUROSERVIZI MA.GI.CA., con la TRE ESSE S.r.l. (amministratore unico MARULLA Antonio), avente identico oggetto sociale di quello della SCAVICAL di GUARNA M.L.. nonché la stessa sede.

Veniva perciò iniziata un’ulteriore verifica fiscale che consentiva di ricondurre ulteriormente la proprietà sostanziale e la gestione al SIMONETTI, il quale risultava sempre presente nella sede delle imprese, veniva indicato in tutti i documenti commerciali quale referente responsabile delle imprese e soggetto che dirigeva i rapporti commerciali con i fornitori, risultava assunto con contratto quale consulente tecnico amministrativo, gestiva la parte economica dell’azienda attraverso il completo controllo delle uscite e delle entrate come si rilevava dall’osservazione degli assegni bancari delle ditte a volte compilati e incassati dallo stesso, delle manifestazioni di gratitudine e/o elogio che in più occasioni vengono espresse dai soci e dai dipendenti della cooperativa.

Colpisce che EUROSERVIZI MAGICA non ha mai pagato il canone di affitto di azienda pattuito, quasi a voler far capire all’esterno che l’attività economica non è colpita di fatto dall’intervenuta confisca e che il proprietario non paga per godere delle sue proprietà.

In definitiva, SIMONETTI Vincenzo, ZUCCO Pietro e MARULLA Antonio hanno rivestito un ruolo attivo, il primo nella gestione di fatto delle società controllate, gli altri due della titolarità formale finalizzata a interporre una formale barriera all’individuazione dei reali attori della vicenda. Tale considerazione vale ancora di più per MARULLA Antonio, soggetto formalmente incensurato che ben si presta a rivestire questo ruolo formale strumentale al progetto criminoso (già vice presidente della EUROSERVIZI MA.GI.CA. e amministratore unico della TRE ESSE.

Il ricorso ai prestanome, per il SIMONETTI, ha rappresentato e rappresenta a tutt’oggi una scelta operativa necessaria visto il suo costante coinvolgimento in vicende di criminalità organizzata, tenuto conto che, della sua affiliazione alla cosca RUGA vi è traccia sicura rappresentata non solo dagli organi di polizia, ma anche soprattutto dalla condanna inflittagli dal Tribunale di Locri nel 1985 e 1996 sempre per partecipazione ad associazione di stampo mafioso.

Gli elementi di prova raccolta venivano condivisi in pieno dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, D.ssa Sara OMBRA, che inoltrava apposita richiesta al G.I.P. D.ssa Cinzia BARILLÀ, la quale emetteva l’ordinanza che ha disposto le misure cautelari personali e patrimoniali contestando i reati di cui agli art. 12 quinquies D.L. 306/92 con le aggravanti di cui all’art. 7 della L. 203/91 e degli artt. 110 e 81 C.P..

A tal proposito occorre riportare testualmente quanto scritto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere redatta dal predetto GIP:

“È evidente che ciò che era uscito per la porta torna dalla finestra (o meglio dal portone d’ingresso)”

I beni sequestrati ammontano a circa un milione di euro. I beni immobili delle due società, infatti, sono costituiti da quattro autocarri, cinque autobetoniere, un escavatore, tre motopale, un autocarro a pompa gli uffici amministrativi, il terreno, due silos, un impianto di frantumazione, un impianto di “squadra blocchi”, una pesa, un gruppo elettrogeno ed un sollevatore.

Domenico Leccese 

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