AttualitàCronacaIn evidenzaPolitica

Luigi Di Maio : Come avevo promesso oggi ho pubblicato tutti i documenti sull’ILVA sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico

Come avevo promesso oggi ho pubblicato tutti i documenti sull’ILVA sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico (li trovate a

Come avevo promesso oggi ho pubblicato tutti i documenti sull’ILVA sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico

(li trovate a questo link: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/per-i-media/notizie/it/198-notizie-stampa/2038583-ilva-disclosure-il-parere-dell-avvocatura-dello-stato-e-il-provvedimento-di-conclusione-del-procedimento).

Un atto dovuto di trasparenza dopo che l’Avvocatura ci aveva confermato che al fascicolo era vietato il diritto all’accesso durante il periodo della procedura di annullamento.

Oggi è giusto che tutti leggano cosa era contenuto al suo interno e le motivazioni che ci hanno portato alla chiusura del procedimento di revoca, così che sia chiaro perché quello che abbiamo raggiunto è il miglior accordo possibile nelle peggiori condizioni possibili.

Come abbiamo già raccontato, nella gara di assegnazione per l’ILVA c’è stato pochissimo di regolare, ma ci sono anche condizioni – dopo due anni ed otto mesi – che vanno a costituire un unicum paradossale. In soli tre mesi abbiamo verificato le carte: potevano essere fatti i rilanci per migliorare l’offerta, ma non sono stati presi in considerazione. Si poteva revocare la gara per opportunità essendo il bene pubblico il primo fine da perseguire, ma non è stato fatto, dilatando i tempi e facendo scappare ogni altro possibile competitore. C’è stato un “eccesso di potere” ma a termini di legge l’illegittimità dell’atto non è sufficiente per annullarlo. Abbiamo chiesto diverse cose all’Avvocatura dello Stato. Di seguito, per chi non volesse leggere il documento integrale, trovate un pratico riassunto delle risposte principali che ci sono state fornite.

RIAPERTURA DEI TERMINI PER LA PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE

L’Avvocatura, da questo punto di vista, concorda con l’ANAC circa la lesione della concorrenza, che non ha consentito la partecipazione di più aziende alla procedura. La lacuna si deve al mancato coordinamento da parte del legislatore, che però in materia ILVA è sempre stato il Governo a legiferare mediante decreti legge, quindi il legislatore è il Governo. Amministrazione e legislatore hanno sempre coinciso, non mi vengano a dire che il Consiglio dei Ministri non si sarebbe dovuto accorgere di questo. La stessa Avvocatura su questo punto sottolinea come ci sarebbero gli estremi per una revoca se ci fossero altre società interessate a partecipare alla gara. Purtroppo non ci sono più.

RILANCI ED ECCESSO DI POTERE

L’Avvocatura dice che si può configurare il cosiddetto “eccesso di potere” nella scelta di non considerare neanche minimamente il rilancio di uno dei due concorrenti. L’obiezione che con la concessione dei rilanci si sarebbe lesa la par condicio dei concorrenti, è smontata dall’Avvocatura. C’era la possibilità di valutare i rilanci e dunque offerte migliorative.

TERMINI INTERMEDI

C’è stata una violazione dei termini intermedi da parte dell’azienda tale da dover essere esclusa dalla gara? L’Avvocatura su questo punto prende atto delle memorie presentate dai soggetti interessati, ma non ha elementi per dire di più e per poter valutare la veridicità e correttezza delle memorie presentate.

INTERESSE PUBBLICO

L’Avvocatura ha ribadito che per l’annullamento della gara devono esserci due condizioni: l’illegittimità dell’atto (nel caso di specie, riscontrabile nel vizio di eccesso di potere) e l’interesse pubblico concreto e attuale ad annullare l’atto medesimo. Quindi pur essendo la gara illegittima non è stato possibile annullarla.

PARERE NON PUBBLICABILE

L’Avvocatura, senza che le sia stata formulata un’apposita richiesta, ha specificato che il parere era sottratto al diritto di accesso. Ora che il procedimento amministrativo si è concluso è stato possibile pubblicare il documento.

ILVA, disclosure: il parere dell’Avvocatura dello Stato e il provvedimento di conclusione del procedimento

Il Ministero dello Sviluppo Economico, su volontà del Ministro Luigi Di Maio, pubblica di seguito il provvedimento relativo al procedimento avviato per l’annullamento d’ufficio del decreto 5 giugno 2017 di autorizzazione alla aggiudicazione della procedura di trasferimento dei complessi aziendali facenti capo alle società Ilva S.p.a., Ilva servizi Marittimi S.p.a., Ilvaform S.p.a., Taranto Energia S.r.l., Scova S.a.S. e Tillet S.a.S. in amministrazione straordinaria alla società AM InvestCo Italy S.r.l., nonché del decreto 9 giugno 2017.

Provvedimento (pdf, 3 Mb)

Fai clic per accedere a conclusione-provvedimento-ilva-web.pdf

Si pubblica anche la risposta dell’Avvocatura dello Stato alla richiesta di parere in merito a possibili anomalie relative alla procedura di gara per il trasferimento a terzi dei complessi industriali facenti capo alla società del gruppo ILVA in amministrazione straordinaria.

Risposta Avvocatura (pdf, 8 Mb)

Fai clic per accedere a parere-avvocatura-ilva-compressed-web.pdf

 

ILVA CONTESTATO IL M5S

Urla, fischi e striscioni contro l’esponente 5 stelle, la deputata Rosalba De Giorgi, durante il sit-in a Taranto.
La parlamentare è andata via scortata dagli agenti di polizia

Ilva, Di Maio ha scaricato i cinque parlamentari tarantini ma loro non se ne sono accorti


“A Genova chiusero in fretta e furia le cokerie. Erano tutti d’accordo: dalla magistratura al ministero. Allora il direttore generale all’ambiente era Corrado Clini. Anche per lui le mamme avevano ragione: gli impianti erano incompatibili con la vita umana. La penserà diversamente qualche anno dopo, da ministro dello stesso dicastero, difendendo la produzione a Taranto (per poi ammettere che suo figlio al quartiere Tamburi non l’avrebbe mai fatto vivere). Gli impianti di Genova furono trasferiti a Taranto e rimessi in funzione come se nulla fosse.

Oggi come allora gli operai liguri vengono super garantiti. Grazie a un accordo di programma sottoscritto da tutte le istituzioni, dal momento in cui chiusero l’area a caldo, il loro reddito non è mai stato messo in dubbio. Ed è qui che i parlamentari Cinque Stelle liguri e tutte le istituzioni, ancora una volta, nelle scorse settimane hanno portato a casa un importante risultato: la strenua difesa di quell’accordo che oggi è anche nel contratto con Mittal.

Gli esuberi riguarderanno solo lo stabilimento di Taranto, così come l’inquinamento. La vittoria è anche di quei pentastellati che si sono battuti a Genova per difendere quanto avevano conquistato.

Vince anche Matteo Salvini che ha difeso gli interessi della sua terra, dove la Lega è forza di governo insieme al centrodestra. È anche per questo che sale nei sondaggi, a differenza del M5S che invece scende, non soltanto per la becera campagna d’odio sulla pelle degli ultimi che solletica i sentimenti meno nobili degli italiani. Di fronte a tutto questo il destino appare davvero beffardo, per quanto logico e giusto, per carità, se si considera che il ponte Morandi verrà ricostruito con l’acciaio di Mittal, probabilmente uscito dagli altoforni di Taranto.

Di tutto questo dovrebbero prendere atto i parlamentari tarantini. Il loro “spaesamento” degli ultimi giorni non ha giustificazioni perché hanno in mano da tempo tutti gli strumenti per farsi una idea, per valutare, e per evitare i pomodori in faccia della piazza arrabbiata.

L’accordo con una forza razzista e anti meridionale come la Lega non poteva portare nulla di buono per la loro città. Eppure hanno taciuto e difeso il re. Lo hanno fatto nonostante la scarsa considerazione che ha avuto di loro Luigi Di Maio in questa vicenda, soprattutto negli ultimi giorni.

Eppure non è giusto che il conto delle promesse fatte con grande faciloneria dal Cinque Stelle siano loro a pagarlo. Perché sia chiaro: dopo dodici leggi salva Ilva in barba alla Costituzione pur di garantire la produzione e imbavagliare i giudici non ci si può trincerare, come ha fatto il ministro del lavoro, dietro le colpe del precedente Governo e di un contratto già firmato.

La rimozione dell’immunità penale richiedeva un semplice decreto, lo stesso strumento legislativo usato per introdurla. Avrebbe fatto scappare Mittal (come la stessa azienda ha ammesso nell’incontro al Mise con le associazioni tarantine del mese scorso). Nessuna multinazionale sarebbe venuta a fare acciaio a Taranto rischiando di dover rispondere alla giustizia.

Il governo Conte-Di Maio-Salvini aveva in mano tutti gli strumenti per far saltare il “delitto perfetto” di Calenda e iniziare a scrivere il cronoprogramma per la progressiva chiusura, smantellamento e bonifica degli impianti formando per queste mansioni gli stessi operai delll’Ilva.

Si è scelto di non percorrere questa strada e l’impressione è che ai parlamentari tarantini del M5S non sia stato concesso neanche il lusso della verità, di conoscere prima il cambio di rotta. Viene da chiedersi addirittura se sapessero che tre giorni fa Di Maio, sindacati e azienda fossero chiusi nelle stanze del Mise fino a notte fonda per trovare la quadra.

Loro che comunque, dal primo istante, hanno cercato di tenere la barra dritta, almeno sulle promesse fatte a Taranto. Ma questo tra un po’ nessuno lo ricorderà perché la politica è crudele se non si è all’altezza delle sfide che si è scelto di affrontare. Se non si è in grado di dire “no”. Se non si è disposti a far saltare il tavolo quando qualcuno prova a fregarti.

E non ha molto senso trincerarsi dietro la penale da 100 mila euro che il Movimento avrebbe fatto sottoscrivere ai parlamentari in caso di abbandono del Cinque Stelle. È incostituzionale perché nessuno può limitare la libertà di chi deve rispondere solo agli elettori. Su questo si fonda una democrazia parlamentare. Dimissioni quindi? Sì, ma anche un “scusateci, ci hanno fregato”, per iniziare, non sarebbe male.”

{di Gianluca Coviello su inchiostroverde.it}

Domenico Leccese 

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti