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Sulla Nave DICIOTTI della Guardia Costiera ci sono esseri umani, sfollati dalla guerra: STUDIA di più TEO

Emiliano Rubbi risponde a TEO Ciao Teo. Adesso attento, siediti, ascolta bene.   1 – In Yemen c’è una guerra

Emiliano Rubbi risponde a TEO

Ciao Teo.
Adesso attento, siediti, ascolta bene.

 

1 – In Yemen c’è una guerra che dura dal 2015.
Una guerra che ha prodotto più morti e più sfollati della guerra in Siria.
Ad oggi, circa due terzi degli yemeniti non hanno accesso all’acqua potabile e 15 milioni sono a rischio di morte per malnutrizione.

2 – In Sudan, c’è stata la guerra nel Darfur, che ha portato l’attuale dittatore, al Bashir, ad attuare uno sterminio di massa, un genocidio su base etno/religiosa.
Al Bashir, su cui pende un mandato della Corte Internazionale per crimini contro l’umanità.
In Sudan, le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, le libertà di associazione e di espressione fortemente limitate e l’opposizione viene messa a tacere col carcere e la pena di morte.
E nel Darfur, dove teoricamente la guerra sarebbe terminata, si continua tutt’ora a combattere e a morire ogni giorno.

3 – A meno che tu non ti riferissi al Sud Sudan, dove una sanguinosa guerra civile ha prodotto, finora, decine di migliaia di morti

4 – In Palestina, si è in guerra da sempre.
Un amico di Gaza, un giorno, mi disse di aver perso il fratello a causa di un missile che aveva colpito e abbattuto per sbaglio la sua abitazione.
Io gli dissi che mi dispiaceva molto, lui mi rispose che, da loro, è normale.
Che tutti hanno perso almeno un fratello, una sorella, un figlio, a causa delle bombe o dei missili.

5 – In Libia, si continua a combattere un po’ dappertutto.
Principalmente il conflitto riguarda il governo internazionalmente riconosciuto di Tobruk e quello di Tripoli (che invece sosteniamo noi, visto che si occupa di incarcerare i migranti).
Poi, ovviamente, c’è l’Isis, l’Esercito Nazionale Libico (alleato del governo di Tobruk) e un numero imprecisato di milizie autonome che, ogni giorno, combattono e si uccidono tra di loro.
Probabilmente non te ne sei accorto, quando sei passato di lì.

6 – Nel Pakistan nord occidentale si combatte ancora oggi una guerra civile iniziata nel 2004, la guerra del Waziristan, tra lo Stato centrale e un gran numero di gruppi armati locali, tra i quali Al Qaeda.
Nel Kashmir, conteso tra India e Pakistan, gli attacchi armati da un lato e dall’altro della linea di controllo sono all’ordine del giorno.
In tutto il paese, le limitazioni della libertà di espressione e la repressione di chi si batte per i diritti umani sono la norma.
Molti attivisti, semplicemente, spariscono.

7 – Nel Ciad, oltre ad una situazione economica disastrosa (è il quartultimo paese più povero al mondo), c’è un conflitto etnico interno tra le diverse tribù locali che va avanti da anni.
In più, c’è Boko Haram al sud e l’Isis al confine con la Libia.
Non male, eh?

8 – In Egitto, Al Sisi ha instaurato una dittatura nei fatti molto simile a quella di Mubarak.
Dal 2013 al 2017 sono state imprigionate circa 60.000 persone fra dissidenti, oppositori e presunti terroristi.
Amnesty International ha denunciato l’uso quotidiano di pratiche di tortura nelle carceri egiziane.

Restano fuori Marocco, Bangladesh, Algeria, Nepal e Ghana.
Per loro dovrebbe valere la stessa libertà che vale per i nostri compatrioti, quando vanno all’estero per cercare lavoro (tuttora oltre 250.000 nostri connazionali partono ogni anno).
Solo che i nostri, quando partono, diventano magicamente “cervelli in fuga”, loro, invece, sono solo “clandestini” o “invasori”.

Studia, Teo, prima di scrivere idiozie su Facebook.
Sei un ignorante, Teo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Travaglio risponde a Zoro su migranti e ong: «Pensa di fare informazione con magliette e tweet»

A scatenare l’ira funesta di Marco Travaglio ci ha pensato un tweet di Diego Bianchi, in arte Zoro, il mattatore di Propaganda Live e dell’informazione alternativa su La7. Quest’ultimo aveva pesantemente criticato il direttore del Fatto Quotidiano per un suo editoriale sui migranti nel quale aveva affermato che «il legame fra alcune Ong e gli scafisti è ormai acclarato e addirittura rivendicato dalle interessate». Facendo riferimento al nulla di fatto dell’indagine del procuratore di Trapani Carmelo Zuccaro, Zoro aveva chiesto a Travaglio di rispondere sull’utilizzo di quei termini – «acclarato» e «rivendicato» – per stabilire la base su cui si poggiano le sue affermazioni. Ovviamente, il tweet di Diego Bianchi ha scatenato un ampio dibattito in rete, con successivi messaggi – in alcuni casi anche indelicati e offensivi – nei confronti di Marco Travaglio da quelli che lo stesso direttore del Fatto Quotidiano chiama «rottweiler».

Travaglio contro Zoro, il tweet della discordia      

Diego Bianchi @zdizoro : Oggi @marcotravaglio sul Fatto scrive: “il legame fra alcune Ong e gli scafisti, ormai acclarato e addirittura rivendicato dalle interessate”. Per interesse personale e professionale avrei bisogno di sapere nel dettaglio “acclarato” da chi e “rivendicato” da chi. Grazie.

Travaglio contro Zoro e le risposte su migranti e ong

Marco Travaglio ha risposto questa mattina dalle colonne del Fatto Quotidiano. «Nessun problema – ha scritto il direttore della testata -: c’è chi pensa di fare informazione a colpi di show, magliette e tweet e c’è chi prova a farla documentandosi e studiando». A quel punto, Travaglio cita il caso della ong Jugend Rettet, la cui nave Iuventa fu sequestrata in seguito a presunti contatti con gli scafisti. E questo sequestro è stato confermato fino in Cassazione. Tuttavia, il direttore del Fatto Quotidiano, da questo punto di vista, non sottolinea come il sequestro sia stato confermato dalla Cassazione non sul merito dei fatti su cui ha indagato la procura di Trapani, ma nell’ambito di una questione di legittimità della giurisdizione italiana.

La difesa di Travaglio, inoltre, si basa ancora sulle ipotesi investigative che hanno provato a spiegare perché le navi di alcune di queste ong partissero esattamente verso un determinato punto del Mediterraneo, in contemporanea con la partenza dei barconi dei trafficanti e degli scafisti. In più aggiunge la riluttanza di alcune ong a ospitare la polizia giudiziaria sulle proprie navi, come richiesto dal ministro Marco Minniti che, nel suo editoriale, Travaglio difende per la gestione dei migranti e dei rapporti con la Libia.

Con queste parole, supportate da alcuni articoli di altre testate, Travaglio «spera di aver soddisfatto la legittima curiosità di Zoro»

Purtroppo, però, ancora una volta – sulla storia delle ong – restiamo nel campo delle supposizioni e delle ipotesi investigative. Dal punto di vista della verità giuridica, invece, si riparte dall’archiviazione dell’inchiesta della procura di Trapani che aveva provato a documentare i comportamenti illeciti delle navi delle non governative. Senza riuscirci.

Domenico Leccese

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