Cronaca

COME AL “PRONTO SOCCORSO”, UN CODICE PER OGNI RACCOMANDAZIONE: QUELLO DI PITTELLA ERA VERDE

di Ferdinando Moliterni LAURIA. Il governatore lucano, Marcello Pittella, è passato in pochi giorni dalla vacanza dorata all’Hilton di Matera,

di Ferdinando Moliterni

LAURIA. Il governatore lucano, Marcello Pittella, è passato in pochi giorni dalla vacanza dorata all’Hilton di Matera, in occasione della festa della Bruna, agli arresti domiciliari a Lauria presso l’immobile di color amaranto, sito in via Rocco Scotellaro, dove c’è un cartello che riporta l’indicazione: “Villa Pittella”. Proprio Villa Pittella compare in più occasione nell’ordinanza del Gip Angela Rosa Nettis, e rappresenta, stando alle risultanze investigative, il fortino del “gladiatore” dentro il cui perimetro non arrivavano occhi e orecchie indiscrete, quali quelle degli investigatori. Un pò come Villa San Martino ad Arcore per Berlusconi. Un pò come se Villa Pittella fosse in acque internazionali o uno Stato nello Stato. Pittella durante l’attività investigativa attuava, come riportato nel faldone dell’inchiesta, strategie per fare in modo che le tracce si interrompessero pochi metri prima di condurre a lui. Gli inquirenti scrivono di lui: «Non si sente molto nelle intercettazioni perché è accorto, le sue direttive sono sempre mediate, da lui si reca la Benedetto per riceverle o le comunica attraverso altre persone, ad esempio la Berardi, direttore Amministrativo dell’Ospedale San Carlo di Potenza». Avvengono vari incontri a Villa Pittella di cui gli investigatori sanno per quale scopo vanno gli interlocutori del governatore e sanno poi, tramite intercettazioni, quali sono gli esiti, poi confermati dai risultati dei concorsi truccati. Nonostante le tattiche di difesa, comunque gli inquirenti ritengono di aver ricostruito fatti e ruoli tali da sostenere che: «Nella sanità lucana c’è un “sistema di corruzione e asservimento della funzione pubblica a interessi di parte di singoli malversatori”. Sistema al cui centro c’è «sempre la stessa ratio ispiratrice, la politica nella sua sempre più fraintesa accezione negativa e distorta».
IL RUOLO DI PITTELLA
E LA “LISTA DEI VERDI”
I consorsi nella Sanità lucana veniva truccati con «l’attribuzione di punteggi artatamente “gonfiati”» nei confronti di quei candidati che risultavano «raccomandati dal Presidente Pittella», che segnava i nomi, suoi e di altri, «comprese autorità civili e religiose», nella sua personale «“Lista dei verdi”». Chi era in questa lista, «quelli verdi sono di Pittella», come emerge dalle indagini, passava qualsiasi concorso e in qualsiasi modo. Un insufficienza, come quella di Annuzo Eliana, per fare un esempio, ma i nomi sono molti, segnalata dal Presidente, valutata dalla commisione 18/30 diventava poi 25/30.  Pittella per gli inquirenti è il «Deus ex machina della distorsione istituzionale nella sanità lucana». Pittella «influenza anche le scelte gestionali delle Aziende sanitarie ed ospedaliere lucane interfacciandosi direttamente con i loro Direttori Generali i quali sono stati tutti da lui nominati prima nel 2015 e poi a gennaio scorso in qualità di Commissari straordinari.  Pittella faceva in modo di manipolare «le procedure selettive per assumere personale nella sanità e ciò al fine non solo di ampliare il consenso elettorale ma anche allo scopo di “scambiare” favori ai politici di pari schieramento che governano Regioni limitrofe, come è il caso della Puglia e della Campania». Non è tutto. Pittella, insieme agli altri indagati, agisce « nella consapevolezza di uno scambio di reciproci favori dimenticando di essere investiti di una pubblica funzione, interessati unicamente alla realizzazione del proprio tornaconto ed ingenerando anche nei soggetti privati che a vario titolo vengono in rapporto con loro la convinzione che il potere pubblico implichi prevaricazione ed abuso, privilegio e guarentigie e sottrazione ad ogni regola di correttezza». E ancora: «Nel corso delle indagini è emersa la figura del Pittella Marcello, governatore che
detta le sue regole partitocratiche, trasmette i suoi elenchi, le sue liste ‘verdi’, le sue direttive … nulla si muove senza i suoi dictat, senza il suo “’suggello”». Se non eri nella “Lista dei verdi” di Pittella ed eri comunque preparato al più venivi giudicato uno dei tanti «meritevoli non protetti», ma comunque considerati perentoriamente una «inutile zavorra» a cui «viene negata ogni speranza che le regole vengano rispettate».
PITTELLA E QUINTO
Quinto è tra coloro che «rientrano a pieno titolo tra i “fedelissimi” del governatore lucano» e la sua figura «assurge a quella di soggetto totalmente asservito al suo principale referente politico».
Perchè Pittella puntava molto sull’Asm? Perchè il governatore lucano «ha ben individuato ncll’Asm di Matera, per quel che qui interessa, una possibile proficua leva sociale di consenso elettorale in vista, altresì, di future e vicine elezioni nel prossimo autunno. E nulla è più efficace, allo scopo, della leva delle assunzioni nella pubblica amministrazione ed a tempo indeterminato, in una Regione, quale è la Basilicata, storicamente afflitta dalla piaga della disoccupazione».
«La incondizionata vicinanza del Quinto al Presidente, «a Marcello» «a lui» come si fa solitamente riferimento quando lo si chiama in causa» fa si che  svolga quasi un ruolo da notaio rispetto ai dicktat del governatore, dinanzi ai quali «ossequiosamente» tace rimettendosi «in un “sia fatta la sua volontà”». In pratica «Quinto “nulla fa” se non con il “placet” di Pittella».
IL CONCORSO AL CROB
La cabina di regia svolta da Pittella nel pilotare i concorsi, così come contestato dai pm di Matera, emerge con evidenza nel selezione indetta, nel 2015, dal Crob di Rionero per la copertura a tempo indeterminato di un posto da dirigente amministrativo. «Anche in tal caso, così come è emerso per i concorsi oggetto di indagine, la procedura selettiva è stata condizionata dalla politica, ed ancora una volta con il “suggello” del Governatore Pittella, con la particolarità che il candidato vincitore è un soggetto di fuori regione, esponente attivo, peraltro di recente proclamato Senatore, del Partito Democratico nonchè persona molto vicina al Governatore campano De Luca».
«Ma in realtà – proseguono gli inquirenti – anche in questo concorso è lecito ipotizzare che vi saranno più vincitori atteso che il primo in graduatoria, acquisita la posizione dirigenziale, beneficerà della mobilità verso qualche azienda sanitaria campana, e di conseguenza, come peraltro è emerso nel concorso per dirigente Asm, si procederà a far scorrere la graduatoria e ad assumere i candidati raccomandati che sono stati collocati nelle prime posizioni».
Chiarelli vedendo le prove scritte «esprime disappunto su come è stata eseguita la traccia, a suo avviso prevedibile, tanto che i candidati meriterebbero di essere “uccisi e cacciati tutti quanti”» Il fatto però è che, come emerso dalle intercettazioni che «confermano la manipolazione di tale concorso, le direttive ricevute dal Governatore Pittella» sorge un dilemma «… il problema è questo, e che Marcello ha detto che c’è un’esigenza qua, perché questa andrebbe portata da …  lì purtroppo ci ha messo il suggello, il suggello».
In sintesi, come ricostruito dagli inquirenti, doveva in primis doveva vincere «quella … della Campania … la discepola» di De Luca, poi bisognava piazzare  Maria Carmela Varasano (funzionario amministrativo in servizio a Roma presso il Ministero della Salute). Varasano ed Esposito sono quel «qualcuno di fuori che se ne deve andare» e che, scorrendo la graduatoria, avrebbero fatto conferire l’incarico dirigenziale sarà a Patrizia Aloè. La graduatoria finale è risultata essere; Esposito, Varasano e infine Aloè.
Per questo Chiarelli, Benedetto e Amendola sono accusati di aver «assegnando il voto dopo aver individuato l’autore dell’elaborato (senza anonimato) ed attribuendo “a tavolino” (“..dottò ma Aloè … metti 24″) i relativi punteggi che venivano all’occorrenza “gonfiati” per consentire il superamento della prova pratica da parte dei candidati segnalati dal Presidente della Regione Basilicata Pittella, nella specie Esposito, Varasano e Aloè al fine di procurare agli stessi un indebito vantaggio patrimoniale relativo al superamento del concorso e quindi all’assunzione a tempo indeterminato presso quell’ente pubblico ovvero altre aziende sanitarie beneficiando dell’istituto del cosiddetto “scorrimento delle graduatorie”».
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