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Affisso nella Città di Potenza un MANIFESTO “politico” che ha indignato tutte e tutti, del quale si richiede IMMEDIATA RIMOZIONE

Il POST su FB che ha provocato una accesa discussione di riflessione   In esclusiva per il ROMA raccogliamo i

Il POST su FB che ha provocato una accesa discussione di riflessione

 

In esclusiva per il ROMA raccogliamo i primi commenti a caldo

“SONO INDIGNATA.
Il titolo di questo evento è errato, fuorviante ed irrispettoso delle regole minime del linguaggio di genere, come licenziate anche dall’ordine dei giornalisti con la Carta di Venezia.
Lungi dal censurare il fenomeno del femminicidio, incita allo stesso.
Quale Consigliera regionale di parità ne chiederò l’immediata rimozione.”

Avv. Morena Rapolla :

“Se questo è il modo di affrontare il tema del femminicidio in Lucania, lanciando messaggi che trasversalmente finiscono con l’ incitare a maltrattare le donne ” ma con moderazione “, allora dobbiamo avviare una seria riflessione. Da Donna mi sento indignata per il messaggio terrifico che viene lanciato, penso con totale assenza di cognizione e consapevolezza della drammaticità di certe “vite spezzate”. La Donna non é un pupazzo nelle mani dell’ uomo da tenere in vita a suo piacimento perchè altrimenti non saprebbe chi picchiare; è davvero in questo modo distorto ed allucinante che pensiamo di evitare che gli uomini uccidano le donne? Non la ritengo idonea nemmeno come provocazione perchè non apre spunti di riflessione in positivo ma scenari agghiaccianti, affettivamente aridi ed altamente diseducativi. Chiedo pubblicamente la rimozione di questo allucinante manifesto, fuorviante ed offensivo anche del lavoro svolto dalle Istituzioni, Associazioni, Centri antiviolenza.”
“Ancora violenza subdola è strisciante anche da parte di chi dovrebbe difendere la vita in generale. È assolutamente non concepibile far passare campagne del genere partorite da misogini forse inconsapevoli ma sicuramente colpevoli. Grazie per avermi menzionata Domenico Mimmo Leccese “

Patrice Makabu 
“Sviluppare progetti di comunicazione è una delle attività più difficili tra tutte quelle che riguardano il “proporsi” al pubblico, poiché è necessario raggiungere il consenso della collettività, oltre ad un soddisfacente livello di gradimento. Ci sono troppi progetti che risultano assolutamente carenti delle minime credenziali utili a veicolare messaggi, inclusi quelli a sfondo sociale.
Sulla violenza poi, è molto facile cadere in pericolose contraddizioni come in questo caso.
Uno tra gli spot più disastrosi degli ultimi anni è stato senza dubbio quello ideato dalla Clendy S.p.A., che nel pubblicizzare sostanzialmente uno strofinaccio, raffigurato tra le mani da un uomo dallo sguardo tagliente e soddisfatto recitava: “Elimina tutte le tracce”, sullo sfondo una donna a faccia in giù stesa su un letto, presumibilmente uccisa. Purtroppo la Clendy è intenta a continuare questo filone ancora oggi, con altre proposte che rimarcano lo stesso scadente approccio al tema della violenza. Nonostante le polemiche nulla è stato di insegnamento e lo constatiamo nuovamente, nel nostro piccolo, attraverso questa iniziativa che risulta gestita in maniera a dir poco approssimativa in una delle fasi più delicate: l’analisi situazionale, che ha portato ad un risultato che non rispecchia quelli che sono gli obiettivi della proposta.
A fare eco ad uno slogan rovinoso, la presenza dei patrocini che ne rimarcano la valenza istituzionale.”
Avv. MARIA DELL’AGLIO
“Dovrebbero leggere tutti il libro della Norwood “Donne che amano troppo” , anzi lo dovrebbero introdurre come testo obbligatorio nelle scuole, così non ci troveremmo di fronte a un manifesto, che, a dir poco, fa rabbrividire.
Le donne che amano troppo della Norwood sono donne che in realtà non sanno amare; non sanno amare gli uomini perchè non amano se stesse. E’ un libro che racconta storie di donne che la Norwwod ha avuto in cura e da queste storie la scrittrice elenca una serie di patologie comuni a tutte le donne che hanno storie malate con uomini che le maltrattano, le calpestano, le annientano sia fisicamnete che nella psiche.
ECCO, QUESTO MANIFESTO PUBBLICITARIO MI HA FATTO VENIRE IN MENTE UNA DELLE CIRCA 50 PATOLOGIE COMUNI ALLE DONNE DELLA NORWOOD CHE LA SCRITTRICE CHIAMA “IL COMPLESSO DEL REDENTORE”: la convinzione cioè che con il loro amore avrebbero guarito l’altra persona, sarebbero riuscite a normalizzarla e quando la rabbia del loro uomo esplodeva era sempre colpa loro: DOVEVANO INSISTERE- RIUSCIRE A SALVARLO: SCUSA AMORE HO SBAGLIATO NON LO FACCIO PIù.
IL MANIFESTO IRONIZZA E AGGIUNGE: AMORE SE MI UCCIDI DOPO CHI PICCHI?
E’ UN’IRONIA FUORI LUOGO CHE NON FA SORRIDERE NESSUNO PERCHè NON C’ENTRA NIENTE L’AMORE, Nè QUANDO L’UOMO UCCIDE NE’ QUANDO PICCHIA.
MA COME SI FA A SCRIVERE UNA FRASE COSI” ? NEANCHE LE DONNE MALATE DELLA NORWOOD sono mai arrivate a tanto.
Brava Ivana, FATE RIMUOVERE QUESTO MANIFESTO, perchè non fa ridere proprio nessuno, neanche i più imbecilli.”

TERESA LETTIERI 

“Credo che siamo tutti concordi, senza genere (amen) che la promozione dell’evento contro la violenza sulle donne sia stata costruita con una comunicazione pessima. A prescindere dalla provocazione che voleva sollevare (se quello era l intento) è evidente che, offerto ad un target ampio come quello cittadino (avranno pensato ai giovanissimi?), i rischi di un messaggio “equivoco” ci sono tutti. Vorrei andare oltre per innescare una riflessione che non si riduca alla questione attuale.
Questa robaccia (intendo comunicazione fuorviante in termini generali) ogni giorno, affolla la stampa, i social e ogni mezzo che ci mette il relazione con l esterno, spesso usata intenzionalmente per creare i primi tribunali popolari, per produrre interesse senza pensare alle conseguenze, per vendere di più o semplicemente generare curiosità. Probabilmente dovremmo cominciare, pur irritandoci verso episodi così macroscopici condannandoli, a distinguere ciò che ci propinano distaccandoci dal risentimento e valutando attentamente parole e contesto. Perché a rappresentarsi brillanti comunicatori (?) è facile, soprattutto con le frasi degli altri ma confondere il contesto o inserirsi abusivamente trasferendo anche una parola può uccidere senza aver mosso un solo dito! Usiamo le parole con attenzione rendendoci conto di chi ci sta di fronte che’ se una comunicazione non arriva correttamente dipende sempre dal mittente! Spesso scavano dentro di noi con messaggi molto più subdoli che non riconosciamo fino a quando ci compare il pacchetto confezionato! AMORE SE MI PICCHI NON MI AMI! #ionnmifacciopicchiare”

 

 

 

 

 

 

 

GRAZIA BIONDI di MANDEN ~ Diritti civili e legalità 
“Ma veramente pensate che le vittime si esprimano o ragionino cosi ? Le donne hanno paura di morire , le donne hanno paura di denunciare perché non sono tutelate .. e la cosa più grave è che questo cortometraggio porti la firma della Regione Campania … dall esperienza che le donne vivono su questi territori mi verrebbe da dire che il video è in riga alla mentalità di un sistema che considera le donne vittime di violenza stupide e senza personalità …mi chiedo quanto sarà costato questo video … e quanti danni farà in.un contesto già difficile come la Campania !!”
Questo video è orribile, è una narrazione tossica della violenza contro le donne che non fa che aumentare lo Stigma nei loro confronti: questa protagonista incapace di concepire un progetto di salvezza, e che continua a credere all’amore del marito. L’ironia è grottesca, il refrain è banale. Ma per quale cazzo di motivo per parlare di violenza non si cercano le persone esperte del fenomeno, ma, al contrario, ognuno apre la bocca e gli dà fiato? La gente pensa che le donne che esperiscono questo tipo di situazioni siano sciocche, incapaci, in qualche modo colpevoli. Questo spot conferma la tesi aberrante.

Non a caso da questo video è stato tratto il titolo di un convegno

Domenico Leccese

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