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PIU’ RICERCA PER LA BASILICATA, PRESENTATA LEGGE DA NAPOLI E CASTELLUCCIO

Innovazione e ricerca sono le leve fondamentali per aumentare la competitività delle imprese e consentire ad ogni territorio di agganciare

Innovazione e ricerca sono le leve fondamentali per aumentare la competitività delle imprese e consentire ad ogni territorio di agganciare il treno della ripresa economica in atto in altre parti del Paese, garantendo lo sviluppo delle PMI e il benessere dei cittadini.

Quello che, a tutt’oggi, manca alla Basilicata proprio perché territorio poco fertile ad iniziative e progetti che hanno nella ricerca e nell’innovazione la loro forza propulsiva.

E’ dall’esigenza di invertire tali tendenze negative e dar corpo alle reali necessità del tessuto produttivo lucano che nasce la proposta di legge “ Basilicata Research&Innovation” presentata alla stampa ieri mattina, presso il Palazzo della Giunta regionale di Basilicata, dai consiglieri regionali Michele Napoli e Paolo Castelluccio.

Michele Napoli, primo firmatario della Proposta di Legge, ha dichiarato: ” la nostra regione è indirizzata verso un futuro di produzioni a basso contenuto di innovazione tecnologica che non consentiranno alla Basilicata di colmare il divario di produttività e competitività rispetto alle altre realtà regionali, impedendoci di determinare condizioni strutturali di crescita economica.

I numeri lo confermano chiaramente:

in Basilicata si concentra solo lo 0,3 per cento della spesa in ricerca e sviluppo che si effettua in Italia (contro il dato del 21,6% della Lombardia e del 6,2% della Campania) e questa bassissima percentuale di spesa è riconducibile per il 90% ad istituzioni pubbliche( Ministeri, regione e Università) e solo per l’8% alle imprese, con numeri diametralmente opposti a quelli che si registrano  nelle regioni più votate all’innovazione (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte) dove quasi l’80% della spesa in ricerca e sviluppo è riconducibile all’apparato produttivo privato e solo il 20% ad istituti pubblici;

“ Occorre quindi”, ha spiegato Napoli, “Evitare l’eccessivo condizionamento della ricerca di matrice universitaria e favorire la valorizzazione economica della produzione scientifica di elevato valore innovativo che università, centri di ricerca e imprese sono in grado di produrre, perché è così che si favorisce la proficua contaminazione tra mondo imprenditoriale e mondo della ricerca, superando la contraddizione che esiste tra chi sostiene che le imprese non sanno dialogare con i centri della conoscenza, oppure, viceversa, che sono i centri della conoscenza, Università in primis, che non sanno dialogare con le imprese” 

Se nella la nostra regione, ha spiegato Michele Napoli, si registrano solo 56 sturt up innovative,vale a dire lo 0,8% del totale delle 7394 sturtup presenti in Italia( a fronte delle 547 presenti in Campania, delle 290 in Puglia o delle oltre 1500 della Lombardia) e se nessuno dubita che le sturt up sianola manifestazione più evidente del dinamismo imprenditoriale di un territorio, dobbiamo avere il coraggio di ammettere che qualcosa non è andata per il verso giusto nella gestione dei fondi strutturali europei che, da oltre quindi anni, destinano all’innovazione, alla competitività delle aziende e alla valorizzazione del capitale umano regionale centinaia di milioni di euro.

E’ da questi dati che nasce l’esigenza- ha precisato il primo firmatario della legge- di regole certe e durature nel tempo, volte a stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo e a definire un quadro di interventi attraverso i quali i soggetti promotori della competitività del sistema regionale siano in grado di attribuire alle imprese un ruolo centrale nelle prospettive di crescita economica del territorio, valorizzando i concetti di trasferimento tecnologico, ricerca applicata, innovazione incrementale e industrializzazione della ricerca.

“Proprio perché le imprese che hanno puntato su ricerca e tecniche di produzione avanzate sono quelle cresciute maggiormente nel 2017, con incrementi significati del fatturato e delle esportazioni”, ha concluso Napoli, “ abbiamo previsto di destinare il 2% del bilancio pubblico regionale al finanziamento della ricerca, vale a dire 60 milioni di euro all’anno, che dovranno essere spesi sulla base di una programmazione triennale predisposto dalla Giunta di concerto con gli stakeholders del sistema (Università, istituti di ricerca, parchi tecnologici, cluster, distretti, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico –IRCCS-, istituti tecnici superiorie associazioni di rappresentanza delle imprese)”.

Infine il consigliere regionale Paolo Castelluccio ha sottolineato-come nessun settore produttivo può dirsi esente dalla necessità di investimenti nelle innovazioni di processo o di prodotto, perché lo sforzo della nuova governance della ricerca cui si vuole dar corso in Basilicata deve sforzarsi di rendere permeabili ai risultati della ricerca scientifica anche i settori cosiddetti maturi dell’economia, vale a dire agricoltura e turismo, che grazie ai risultati della ricerca scientifica possono esercitare un ruolo di volano dell’intera economia regionale.

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