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AL PARCO DELL’APPENNINO VINSE FOGLIANO MA SENZA I REQUISITI PER FARE IL DIRETTORE

POTENZA. L’architetto Vincenzo Fogliano, attuale direttore generale dell’Ente Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, si ripropone a ricoprire la stessa carica. È

POTENZA. L’architetto Vincenzo Fogliano, attuale direttore generale dell’Ente Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, si ripropone a ricoprire la stessa carica. È indagato nell’ambito di un procedimento in corso presso la Corte dei Conti di Basilicata, insieme ad altri tra vertici, ex e in carica, e dirigenti dell’Ente, in cui la magistratura contabile contestualmente alla contestazione di danno erariale ha elevato l’accusa di danno da illegittimo conferimento di funzioni dirigenziali al direttore Fogliano. Lui ci riproverà, ma ha le carte in regola? Se le ha adesso, vuol dire che non le aveva prima. In quanto seguendo con precisione la cronologia degli eventi emerge più di un aspetto dai contorni chiaroscuri. L’ancoraggio temporale che funge da punto di partenza risale all’ottobre dell’anno scorso.
Data in cui viene bandito il concorso per il Direttore dell’Ente previo avviso pubblico per il conferimento dell’incarico in questione. Fin qui potrebbe sembrare tutto normale. Sennonché nel bando si fa esplicito riferimento alla normativa vigente la quale prevede il requisito dell’iscrizione all’albo nazionale dei direttori di Parco per avere l’incarico. Proseguendo si scopre che, con notevole ritardo, il Consiglio direttivo dell’Ente parco, il 29 gennaio scorso a distanza di circa tre mesi, ha nominato la terna di nomi, estratta dall’elenco di quelli ammessi lo scorso ottobre, da sottoporre al Ministero dell’Ambiente per la nomina del Direttore. Tra questi c’è Fogliano. L’elenco degli iscritti iscritti all’albo nazionale dei direttori, però, è stato ufficialmente pubblicato soltanto due settimane dopo. È la metà di febbraio scorso quando il Ministero a seguito del concorso relativo all’albo, ha reso noto gli idonei. Scorrendo l’elenco compare l’architetto Fogliano. A questo punto, incasellati i dati temporali, l’interrogativo centrale di quanto sinora descritto dovrebbe apparire in tutta evidenza.
Come hanno fatto all’Ente Parco dapprima ad ammettere la domanda di Fogliano relativa alla partecipazione al bando per l’individuazione del nuovo direttore e poi finanche ad inserire lo stesso nella lista dei tre papabili se a quelle due date, l’architetto Fogliano non aveva il requisito essenziale richiesto dal Ministero dell’ambiente? Non era iscritto all’albo dei direttori, ma è stato individuato e proposto come direttore. Il caso creerebbe un precedente quanto mai insolito negli almanacchi dei concorsi ad evidenza pubblica. Tra l’altro, è difficile comprendere come sia stato possibile che l’architetto stia ricoprendo da tempo l’attuale incarico da anni se solo quasi un mese fa ha ottenuto l’iscrizione all’albo dei direttori dei parchi. Nel relativo elenco primario del Ministero datato 2004, Fogliano non c’è. Da quell’anno sino all’inizio di febbraio di quest’anno, la lista ha subito pochi aggiornamenti.
Nei quali Fogliano non compare mai come inserito a seguito dell’aggiornamento nell’elenco degli idonei all’esercizio dell’attività di direttore di parco. Viene ufficialmente iscritto, come detto, un mese fa circa.
Meritevoli di approfondimento sono anche altri elementi connessi alla vicenda di questo preciso incarico.
I dettagli di cui sopra, pertanto, potrebbero rappresentare soltanto la punta dell’iceberg.
La Corte dei Conti di Basilicata ha messo nel mirino la gestione finanziaria dell’Ente Parco. Le indagini avrebbero fatto emergere lo sperpero di risorse pubbliche perpetrato dagli amministratori del Parco, nonché sprechi «relativi in particolare all’incarico conferito all’architetto Fogliano, ad alcuni emolumenti a lui attribuiti, alle spese per carburante a lui indebitamente erogate, a spese per una consulenza».
CORTE DEI CONTI
L’udienza collegiale è stata fissata il 19 giugno prossimo. Tra gli indagati, oltre il già citato Fogliano, figurano l’ex presidente e l’attuale facente funzioni, che opera in regime di prorogatio, rispettivamente Domenico Totaro e il geometra Vittorio Triunfo, ex sindaco di Abriola e fratello dell’attuale primo cittadino Romano. Compariranno inoltre in aula, dinanzi ai giudici contabili lucani, tutti e tre gli attuali componenti del collegio dei revisori: Ciro Di Iorio e Giovanni Tucci, in rappresentanza del Ministero economia e finanza, e Decio Giovanni Scardaccione, in rappresentanza della Regione Basilicata. Gli altri coinvolti sono alcuni membri dell’attuale consiglio direttivo, quali: Rocco Perrone, sindaco di Sasso di Castalda, Marco Zipparri, consigliere e assessore comunale di Marsicovetere, Giuseppe Votta e Gaetano Montemurro. Nel fascicolo d’indagine della procura contabile si leggono infine i nomi di: Maria Greco, Domenico Mitidieri, Tonia Pessolano e l’avvocato Simona Aulicino.
POLITICA E PARCO
Tengono banco, infine, anche le vicissitudini attinenti un’altra carica importante dell’Ente: quella di Presidente. Attualmente provvisoria, già sarebbe dovuta essere assegnata.
Come raccontato dal “Roma” nell’edizione di ieri, l’intesa tra Ministero e il governatore Pittella sul papabile c’era. Verosimilmente l’inchiesta contabile e la tornata elettorale appena trascorsa hanno poi fatto propendere per un rinvio.
Il nuovo presidente sarebbe dovuto essere, e non è detto che non lo sarà, Vincenzo Taddei. Proveniente, come Totaro, dalla stessa area di riferimento degli ex alfaniani del Nuovo centro destra, oggi Area Popolare (Ap). Taddei in quota Ap potrebbe ancor più rivendicare la poltrona nella duplice veste di alleato di Pittella e di compensante ricompensato della mancata elezione al presidenza del Consiglio regionale, che come è noto non è più stata fatta in favore di uno degli alfieri dell’area popolare, Aurelio Pace.

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