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L’ERA DEL POST VERITA’ VEICOLATA DAI SOCIAL NETWORK

  di Giuditta Lamorte (Presidente Corecom Basilicata) L’avvento delle nuove tecnologie ha modificato il modo di comunicare e il modo

 

di Giuditta Lamorte (Presidente Corecom Basilicata)
L’avvento delle nuove tecnologie ha modificato il modo di comunicare e il modo di fare informazione, un modo di fare informazione che si sviluppa senza approfondimento e in questo contesto diventa più semplice la diffusione delle così dette bufale, più note come fake news, ovverosia notizie false.Le fake news sono articoli redatti con notizie e informazioni inventate, che vengono divulgate con il preciso intento di disinformare e che vengono facilmente veicolate dai grandi media, ma soprattutto dai social che -nell’era della post verità – se da un lato favoriscono la diffusione delle notizie, dall’altro, in maniera direttamente proporzionale, favoriscono la diffusione di notizie false.E’ necessario contestualizzare l’argomento ed è quindi opportuno ricordare che i social e lo smatphone hanno trasformato anche il cittadino qualunque non solo nel testimone di un evento, ma addirittura nel potenziale produttore di un contenuto, cioè di una notizia attraverso fotografie, video o addirittura dirette facebook o instagram, quindi un cittadino qualunque potrebbe potenzialmente fare ciò che fa un giornalista, uscendo per strada e documentando quello che accade.Quanto appena detto sta a significare che tutti hanno la possibilità di produrre contenuti/notizie e tutti di fatto lo fanno, tanto da creare il fenomeno del sovraccarico informativo; questo vuol dire che l’utente dei social è bombardato da una serie di contenuti informativi, giornalistici e non, per cui il lavoro giornalistico è in competizione con altri contenuti non professionali.
Con la delibera 423/17/CONS, l’Agcom ha istituito un “Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali” al fine di favorire e promuovere l’adozione condivisa di modalità appropriate di intervento nel contrasto ai fenomeni di disinformazione e lesione del pluralismo informativo online e di individuare, nel rispetto della libertà d’espressione, gli strumenti di auto-regolamentazione più efficaci allo scopo di prevenire e contrastare strategie di disinformazione che minano il dibattito libero e consapevole nella Rete.
Il Tavolo tecnico favorisce lo scambio di dati e informazioni, il confronto e il consolidamento di buone pratiche tra i soggetti operanti nel settore dell’informazione, anche online, con riferimento a metodologie di rilevazione,prevenzione, blocco o rimozione dei contenuti online qualificabili come lesivi della correttezza, dell’imparzialità e del pluralismo dell’informazione. L’Agcom (Autorità Garante delle Comunicazioni) nei giorni scorsi ha altresì presentato il Rapporto sul consumo di informazione in Italia,sulla base di un’indagine condotta da Gfk Italia su un campione di oltre 14mila persone, rapporto che ha fotografato le nuove tendenze relative al consumo di informazione da parte dei cittadini, con particolare attenzione al ruolo delle piattaforme online e all’utilizzo dei mezzi di comunicazione come fonte di informazione. Nel rapporto viene analizzato il percorso che porta il cittadino ad acquisire effettivamente le notizie divulgate dai mezzi di comunicazione e si analizzano i moderni modelli di accesso al consumo dell’informazione.Il rapporto rileva come la “dieta” informativa degli italiani sia caratterizzata dal fenomeno della cross-medialità, intesa come possibilità di mettere in connessione i vari mezzi di comunicazione l’uno con l’altro.La televisione si conferma ancora il mezzo con maggiore valenza informativa, sia per frequenza di accesso – il 90% degli italiani lo utilizza a scopo informativo – sia per importanza e affidabilità delle informazioni percepite; internet è in costante ascesa, in quanto il 70% della popolazione lo utilizza per reperire notizie e informazioni e un quarto della popolazione italiana ritiene la rete la fonte principale per informarsi.Dal rapporto emerge pertanto una costante ascesa dell’informazione attraverso il web e di fronte a questa ascesa se la tv resiste, i quotidiani arretrano.Con il Rapporto sul consumo di informazione in Italia, l’Agcom ha messo in luce l’emergere di fenomeni patologici come quello delle cosiddette ‘fake news’ e più in generale della disinformazione, nonché l’esigenza di confrontarsi sul diritto dei media e sulla necessità di tutelare la libertà di espressione dei cittadini e del loro diritto fondamentale all’informazione.
In questo scenario non dobbiamo dimenticare che l’articolo 21 della Costituzione sancisce il diritto-dovere di informare, proprio degli operatori di comunicazione e il diritto di essere informati dei singoli cittadini, così come pure statuito dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale per la quale “la libera formazione della pubblica opinione è basata sulla garanzia di un diritto all’informazione qualificato e caratterizzato dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze e notizie in modo tale che il cittadino possa essere messo in condizione di compiere le sue valutazioni avendo presenti punti di vista differenti e orientamenti culturali contrastanti”.

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