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«NO AL TURISMO SANITARIO, DIVENTERÒ PORTAVOCE DEI PROBLEMI DEI CITTADINI»

di Angelomauro Calza Francesca Barra: giornalista, conduttrice scrittrice, candidata all’uninominale alla Camera nel collegio Matera-Melfese. Prima delle domande mi chiede

di Angelomauro Calza

Francesca Barra: giornalista, conduttrice scrittrice, candidata all’uninominale alla Camera nel collegio Matera-Melfese. Prima delle domande mi chiede di fare in premessa un “mea culpa”.

Come dirle di no? Dopotutto vuole dare la sua versione dei fatti in risposta ad Huffington Post che l’ha accusata di non saper rispondere a una precisa domanda: durante una puntata di Agorà, su Raitre, le era stato chiesto di dire dove sarebbero stati trovai i fondi per compensare i ticket sanitari e lei non avrebbe saputo rispondere.

«Devo fare un mea culpa. Devo farlo perché ad Agorà l’altro giorno mi sono seduta da giornalista e non da politico. Mi sono resa conto che ho risposto ad una domanda con un’altra domanda perché in quel momento per me era più importante smontare la mitomania della flattax che non rispondere alla domanda specifica sul “dove prendete i fondi per compensare i tagli ai ticket sanitari” eccetera. In quel momento ero preoccupata del fatto che gli italiani ci possano credere»

Dunque lo diciamo al “Roma” dove si troveranno questi soldi?

«Le coperture si troveranno nell’aumento delle risorse che il Pd vuole dare al fondo sanità. Risorse che tra l’altro già sta dando: negli ultimi anni il fondo è stato costantemente aumentato a fronte di tutti i tagli che sono stati fatti in precedenza. La copertura si troverà in questo punto delle risorse»

Ed è cosa semplice?

«Devo ammettere che ci sta tanto lavoro ancora da fare, e quindi in Basilicata in questa mia campagna elettorale sto incontrando tantissimi medici per ascoltare e individuare tutte le cose che qui ci sono da fare, e diventare portavoce di questi problemi»

Hai pensato di aggiungere alla tua agenda, se non l’hai già fatto, anche i tanti cittadini che alimentano la migrazione sanitaria verso altre regioni?

«Ah l’emigrazione turistica intendi»

No, l’emigrazione sanitaria…

«No, sai lo chiamano turismo sanitario. A volte è un termine giornalistico che si usa, un brutto termine, ma a volte si usa: andare altrove per farsi curare.Noi abbiamo delle eccellenze e abbiamo bisogno di valorizzarle al meglio. Per me ascoltare cosa accade in questa regione è prioritario. Spero di poter dare risposte quanto prima»

In quest’ottica, intervenire sulla normativa dell’intramoenia potrebbe essere uno degli interventi? Perché dei semplici e normali esami o visite di controllo se li prenoti fuori regione ti danno l’appuntamento a sette, otto giorni e invece qui bisogna aspettare mesi, salvo se no scegli una visita a pagamento e i tempi si accorciano?

«Io dico anche un’altra cosa. Un anno fa ci fu un articolo che diceva che i meridionali erano pigri perché non facevano prevenzione. Ho provato allora a prenotare in Basilicata una ecografia telefonicamente. Mi hanno dato tempi veramente lunghi. Allora ho risposto sia in televisione che con articoli: ho detto “non dite che i meridionali non fanno prevenzione, bisogna accorciare i tempi perché una simile situazione non è possibile”. Non puoi aspettare tanti mesi, si può morire nel frattempo. E non possiamo acuire il divario tra chi tiene i soldi e può curarsi a pagamento e chi invece non può permetterselo»

Sei mamma di tre bambini Questo impegno politico, questa campagna elettorale, come fai a conciliare i tempi?

«Sto prendendo il pullman notturno per essere all’alba dai bambini, portarli a scuola, e poi rientrare in Basilicata. La prima settimana i miei figli sono stati con me. Il prossimo fine settimana vengono loro»

Ma il pullman notturno…  voglio sperare non tutti i giorni…

«No, lo faccio però spesso. Faccio su e giù. Non riesco a stare senza vederli.Però sui miei figli devo dire una cosa espero di utilizzare me a nome di tanti per farla capire una volta per tutte: i miei figli li devono lasciare fuori dalla critica, non devono utilizzarli per colpirmi, devono giudicare me, non loro. Loro devono restare fuori da tutto questo. Ultimamente sono stati oggetto anche di minacce»

Ma qual è a tuo parere la molla che fa scattare queste  minacce e stalkeraggi?

«La molla è l’ignoranza e la cattiveria. Sono il motore di questi fenomeni di attacco alla felicità altrui. Lo trovo immorale nei confronti dei bambini. Loro lo stanno facendo perché sanno che per una madre i propri figli sono tutto. Se ho accettato questo impegno politico è stato anche per quello che ho subito in questi mesi, perché io ho voglia di lavorare per smantellare questo sistema, perché io ho voglia veramente di debellare la cultura dell’odio. “Lasciate stare i bambini” sarà una mia grande battaglia»

Qualcuno dice che nella tua attività giornalistica non hai dato troppo spazio alla Basilicata…

«Sono sempre stata alla ricerca di verità in vari settori. Penso alla legalità, penso alla mafia, all’inquinamento ambientale…dedicai una intera settimana alla situazione in Basilicata. Come si fa a dimenticare queste cose? E’ l’unica regione dove si è raggiunto il quorum al referendum contro le trivelle, anche con l’indicazione di una parte del Pd che si è schierata contro le trivelle. Io resto una voce critica e indipendente e non cambierò. Ho dato prova di onestà intellettuale esi deve rispettare almeno la memoria della persona. Però devono semmai criticarmi per quello che farò e non per quello che ho fatto»

Sei stata anche accusata di aver sfruttato l’ultima tua trasmissione radiofonica per lanciarti la volata elettorale parlando della Basilicata. Come stanno le cose?

«Il fatto di aver scritto che io ne ho parlato nella prima puntata del nuovo programma perché poi sarei stata candidata è una bugia, è da diffamazione, da denuncia. IL co-conduttore, che è uno storico dell’arte, per presentarmi agli ascoltatori aveva detto “adesso c’è Francesca Barra con noi, è reduce dal capodanno di Venosa, iniziamo le puntate parlando di Basilicata”. Se fosse vera questa illazione allora la mia candidatura doveva essere certa sin da quando avevo vent’anni, perché ho sempre parlato della Basilicata»

Perché Renzi ti ha scelta, tra tante?

«Perché conosce il mio amore per la Basilicata. Noi ci conosciamo dai tempi in cui era sindaco di Firenze, quando conducevo Liberi contro le mafie. Lui sa quanto io ami questo territorio, sa che voglio tornare, sa che sono radicata, conosce le mie battaglie. Ha pensato che fossi la persona giusto sul territorio giusto. Me lo ha proposto e ho accettato. Amo questa regione e non farò mai niente per tradirla. Avevo una sedia da giornalista comoda e sicura, per la mia regione ho preferito mettermi in gioco».

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