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LA NORMANDIA CHIAMA, MA LA BASILICATA NON RISPONDE

DI LEONARDO PISANI “A furore Normannorum libera nos, Domine” era il grido disperato di monaci per le incursioni norrene, i Vichinghi, gli uomini del

DI LEONARDO PISANI

“A furore Normannorum libera nos, Domine” era il grido disperato di monaci per le incursioni norrene, i Vichinghi, gli uomini del Nord. Alcuni di essi guidati da Hrôlfr, detto Göngu-Hrólfr, meglio conosciuto come Rollone s’insiediarono in un lembo dell’antica Francia, che da questi norvegesi e danesi prese il nome di Normandia. Prima guidati da uno Jarl (Conte) poi diventato Ducato, da lì si mossero quei cavalieri senza re al soldo di Bisanzio o dei signori longobardi del Sud Italia e poi alla conquista dell’Inghilterra con l’impresa del Duca Guglielmo II detto il conquistatore. Terra del Gotico, di Basiliche e Duomi, oltre Rouen dove riposano gli eredi di Rollone, la storia normanna s’intreccia con un’epopea che portò fino alle Crociate. Il visitatore in quelle terre ha tante possibilità di ammirare chiese, castelli e musei, una regione che conserva con gelosia le sue peculiarità, partendo anche dalla loro antica parlata: il franco-normanno. Ma si potrebbero avere sorprese, capitare in qualche luogo e invece di trovare reperti semmai dei re normanni d’Inghilterra, si ammirano le storie che portano nella terra del Sole. Invece di Bayeux si parla di Melfi, invece di Rouen di Venosa. Invece della battaglia di Hastings, quella di Monte Oliveto oppure di Tricarico. Strano ma vero.  Basta semmai andare nel Contentin, nel piccolo paesino di Hauteville-la-Guichard, appena 429 abitanti e visitare il loro unico museo dedicato a Tancredi D’Altavilla. Ma non il Tancredi della Gerusalemme Liberata o del Monteverdi; quel guerriero conquistatore di Gerusalemme a Hauteville non ci è mai stato: frequentava Melfi ma non il paese del suo antenato. Tancredi era un cavaliere dotato di una forza sovrumana e straordinario combattente; oltre che prolifico genitore.  Due mogli e un numero imprecisato di figli; dal primo Serlo altro colosso all’ultimo Ruggero, altro guerriero eccezionale che cacciò i saraceni dalla Sicilia.

Arazzo a Pirou: la conquista di Melfi da parte di Guglielmo D’Altavilla detto Braccio di Ferro

Ebbene tutti i figli di Tancredi furono guerrieri e quasi tutti cercarono fortuna in Italia, dove da Melfi fondarono una contea, poi diventato un ducato e poi un Regno. Al grido di Saint Sauveur! Guglielmo Braccio di Ferro, Drogone, Umfredo, Roberto il Guiscardo sconfissero bizantini, longobardi, truppe del Sacro Romano Impero, i saraceni di Sicilia facendo nascere la Contea di Melfi che darà origine ad uno dei più innovativi regni del medioevo. Un’epopea che arrivò poi in Terra Santa con Boemondo e Tancredi e la nascita del Principato di Antiochia e della contea di Edessa. Del capostipite Tancredi si parla poco, il resto sono solo le gesta dei figli in Basilicata e nel Mezzogiorno d’Italia. Una storia lì valorizzata, da noi che ancora stenda ad avere il giusto riconoscimento per via di un pensiero unico dominante che decida cosa sia importante o meno. Peccato, in quella città dei dodici conti che l’anno prossimo compie mille anni si decisero le sorti dell’Italia dell’epoca e per poco anche del mediterraneo intero, se il Guiscardo non fosse morto mentre cercava di conquistare Bisanzio.

Arazzo a Pirou: Roberto il Guiscardo diventa Duca durante il primo concilio di Melfi

Finisce qui? Ma no, basta poi farsi un giro alla maestosa cattedrale romanica di Notre-Dame de Coutances. Maestosa, affascinante e nelle pareti a nord e sud cosa si trovano? Le statue degli Altavilla ed ancora Tancredi, Drogone, Malgerio. Come mai? L’allora vescovo Geoffroy de Montbray, si recò nel 1048 a Melfi per ottenere un aiuto finanziario da parte di Roberto il Guiscardo e poté terminare la cattedrale, dedicata nel 1056. Finisce qui? Ma assolutamente no. Si trova tanta Basilicata in Normandia, specie nel castello di Pirou. Come mai? Per prima cosa visitò quel castello il sacerdote, storico e difensore del dialetto normanno Marcel Lelégard, che decise di riportare agli antichi fasti il maniero. Poi nel periodo normanno,  signore di Pirou divenne Serlone, il primogenito degli Altavilla. Ebbene, padre Lelégard ebbe un’idea: riproporre degli arazzi come quelli di Bayeux, tessuti con la tecnica del tempo. Ma non le gesta dei normanni in Inghilterra, gli arazzi narrano di Guglielmo che diventa conte a Melfi, di Umfredo a Venosa, delle battaglie in terra di Basilicata, Puglia, Calabria. Del Duca Roberto il Guiscardo e del gran Conte Ruggero contro i saraceni.

La tomba dei fratelli Altavilla nella S.S Trinità di Venosa

La Basilicata narrata in Normandia ai normanni e a chiunque, mentre a Venosa il sacrario degli Altavilla nella S,S Trinità sta cadendo a pezzi. “Hic terror mundi Guiscardus” ammoniva una vecchia stele poi scomparsa e mai ripristinata. Chissà forse poco importa che il regno di Sicilia fu ideato a Melfi, che le crociate anche, che la politica del tempo si decideva nella città del Vulture.  Forse è più importante ricordare altro, semmai qualcosa che oltre il ponte di Picerno non interessa a nessuno, a volte. Con buona pace di Tancredi e la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e con buona pace del Sommo Dante, che il Guiscardo lo pone nel Paradiso.

LA STRAORDINARIA NOTRE DAME DE COUTANCES

Lanno 1000 considerato come un periodo buio in realtà fu l’inizio della costruzione ed edificazioni di chiese e cattedrali in Europa o di castelli. Tutto questo in una epoca di scarsità di materiali da costruzione. In questo contesto nasce il progetto della basilica di Coutances, iniziato nel 1030 per ricostruire l’antica chiesa distrutta dalle incursioni dei vichinghi. Furono proprio gli eredi di quei norreni a voler ricostruire la chiesa e dedicarla alla Vergine Maria.

La struttura era in forme romaniche ed i lavori iniziarono attorno al 1030, sotto il vescovo Roberto. Ma per carenze finanziarie e di conseguenza con la difficoltà di reperire materiale da costruzione e maestri costruttori, l’edificazione subì rallentamenti e poi uno stallo. A dare una svolta al tutto fu il nuovo vescovo Geoffroy de Montbray e iniziò a cercare fondi per la cattedrale nel ducato normanno. Probabilmente non riuscendo a trovare risorse sufficienti, ebbe l’intuizione di rivolgersi alla devozione dei normanni certo ma fuori del Ducato.

Guglielmo d’Altavilla, chiamato Braccio di Ferro (Cotentin, 1010 circa – Puglia, 1046)

 

I più ricchi e potenti vivevano da alcuni anni in quella che era chiamata la terra del Sole, il Sud dell’Italia. Lì  si erano insediate due famiglie diventate dominanti in quella terra: i Drengot Quarrell, e soprattutto gli Hauteville. Il vescovo si recò a Melfi intorno al 1048 dove ottenne, prima dal conte Drogone e poi dai successori Umfredo e Roberto il Guiscardo, i finanziamenti che permisero di concludere la cattedrale Notre Dame nel 1056. Le risorse dall’Italia continuarono ad arrivare anche successivamente, Intanto nel 1057 Umfredo era morto a Venosa e il fratello Roberto divenne conte. Poi nel 1058, il Guiscardo fu elevato a Duca da parte di papa Niccolò II durante il I concilio di Melfi e seguirono altre donazioni. La stirpe degli Altavilla fu immortalata con una serie di statue lungo le pareti esterne della cattedrale a partire dal capostipite Tancredi, a Guglielmo Braccio di Ferro, a Drogone, Umfredo, Malgerio, Serlo il fratello maggiore ed anche Ruggero, il fratello minore prediletto dal Guiscardo e futuro conquistatore della Sicilia moresca. Notre Dame de Coutances è considerata monumento storico di Francia dal 1862.

LEONARDO PISANI

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