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Sul lucano Monte Croccia un arcaico calendario astronomico di pietra

OLIVETO LUCANO, CELEBRATO DA PRO LOCO OLEA, IL SOLSTIZIO D’INVERNO   Si legge in una nota a cura della Pro

OLIVETO LUCANO, CELEBRATO DA PRO LOCO OLEA, IL SOLSTIZIO D’INVERNO

 

Si legge in una nota a cura della Pro loco: “In occasione del solstizio d’inverno, la pro loco “Olea” di Oliveto Lucano (MT) ha realizzato per il quinto anno, numerosi eventi coinvolgendo anche la vicina Accettura. Ieri pomeriggio in tanti sono saliti sul monte Croccia per osservare dal complesso megalitico di “Petre de la Mola” il solstizio d’inverno. Da diversi anni è cresciuto il numero di esperti che si sono recati in questo luogo per effettuare delle ricerche. Studi recentissimi hanno portato alla luce interessanti scoperte legate sia alla funzione di questo “orologio di pietra” sia ai riti propiziatori che venivano eseguiti dagli antenati.”

 

Prosegue il comunicato: “Da qui la volontà di Saveria Catena, presidente pro loco di Oliveto, di rendere “Petre de la Mola” un grande attrattore turistico anche per i comuni limitrofi. Nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno preso parte anche i sindaci di Accettura, Calciano, Garaguso, San Muro Forte e Salandra, il primo cittadino di Oliveto, Antonio Romano ha espresso l’intenzione “di ristrutturare l’edificio ai piedi di Monte Croccia per garantire un alloggio ai turisti chiedendo Al Parco di Gallipoli Cognato opportunità concrete”. I sindaci presenti sono stati tutti d’accordo su questa scelta di condividere un unico obiettivo rivolto allo sviluppo turistico.”

 

Il presidente dell’ente Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, Mario Atlante, ha sottolineato la “necessità di creare un contenitore intorno al Parco coinvolgendo tutti i comuni, allontanare i campanilismi ed essere proiettati alla condivisione”

 

Il sole al tramonto del solstizio d’inverno fra le pietre del complesso megalitico di Monte Croccia, Oliveto Lucano (Matera) – Ph. © courtesy Marcello Bianca

 

In Lucania un misterioso gruppo di pietre si rivela essere un arcaico calendario astronomico. Nei pressi, i resti di una città del IV secolo a.C. – di Alessandro Novoli

 

Le radici ultramillenarie dell’Italia riaffiorano un po’ ovunque ricordandoci la stratificazione di civiltà di cui si compone il nostro dna culturale oltre che biologico. Una diffusa “narrazione” del nostro passato che non smette mai di sorprendere grazie al progressivo riemergere di nuove tessere di un mosaico più complesso di quanto si possa immaginare. Una di queste sorprendenti tracce è data dal complesso megalitico situato sul Monte Croccia, nel territorio di Oliveto Lucano (Matera), e noto con il nome di Petre de la Mola. Si tratta di un gruppo di massi erratici naturali che appaiono però sagomati dall’uomo per uno scopo ben preciso, quello di indicare il mezzogiorno e il tramonto nella data del solstizio d’inverno (21 dicembre), ricorrenza coincidente con il giorno più corto dell’anno, oltre il quale la luce inizia a prevalere sull’oscurità, con il progressivo allungarsi delle giornate. Un evento che per le antiche popolazioni simboleggiava la vittoria della luce sulle tenebre e quindi un importante momento di rinascita e rivincita del bene sul male. L’esigenza di segnalarlo, per ragioni rituali ma anche per scopi pratici legati all’agricoltura, fece sì che in epoca protostorica sorgessero veri e propri calendari astronomici di pietra, modellati secondo precisi orientamenti astronomici, tali cioè da segnalare solstizi ed equinozi. Il più celebre è senza dubbio quello di Stonehenge in Inghilterra, ma in tutta Europa ne rimangono di diversi, forse meno appariscenti ma ugualmente suggestivi oltre che interessanti dal punto di vista scientifico. Petre de la Mola è uno di questi.

Massi erratici sulla cima del Monte Croccia, Oliveto Lucano (Mt) – Ph. Fiore S. Barbato | ccby-sa2.0

 

Il complesso, meta ogni anno di visitatori che al solstizio d’inverno assistono alla comparsa del sole in una concavità della pietra a mezzogiorno e nella fenditura fra le rocce al tramonto, si trova a oltre mille metri di altezza nei confini dello splendido Parco naturale di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane (27.027 ettari ricchi di biodiversità fra i comuni di Accettura, Calciano ed Oliveto Lucano in provincia di Matera, e Castelmezzano e Pietrapertosa in provincia di Potenza). Questo parco include a sua volta la Riserva Naturale Antropologica del Monte Croccia, uno spazio protetto nato per tutelare la locale area archeologica: Petre de la Mola ricade infatti in un territorio di circa 60000 mq che risulta frequentato dal neolitico fino al IV secolo a.C. Esso comprende anche un insediamento fortificato lucano (IV secolo a.C.), solo parzialmente scavato, cinto da mura in blocchi squadrati nei cui pressi sono state riportate alla luce alcune sepolture contenenti vasi, suppellettili in ceramica decorata, armi, ornamenti di guerrieri e monili femminili. I primi scavi di questo insediamento, effettuati da Michele Lacava, risalgono alla fine dell’Ottocento.

Monte Croccia, tratto della cinta muraria di una città del IV sec. a.C. – Ph. Fiore S. Barbato | ccby-sa2.0

 

Lungo il tratto meglio conservato della cinta muraria, lungo oltre 2 km, si trova quella che parrebbe essere la porta principale allineata, attraverso il vicino megalite, con il punto dell’orizzonte ove sorge il sole agli equinozi. Elemento che sembrerebbe indicare una presumibile persistenza di memoria, in quell’abitato, circa il valore astronomico-rituale del megalite. Memoria che risulta essersi protratta fino ai tempi moderni se è vero che, come ha raccontato nel 2013 un abitante di Oliveto Lucano, fino a non molti decenni fa, in prossimità della semina, i contadini si recavano nell’area del megalite a prelevare una pietra per propiziare il raccolto. Un riconoscimento di sacralità avvalorato dall’affermazione dello storico Jacques Le Goff secondo il quale “il sacro è tenace: un luogo sacro, un giorno consacrato, conserva la propria aura attraverso i mutamenti di società, di cultura, di religione”.

Blocchi della cinta muraria, IV sec. a.C. – Ph. Fiore S. Barbato | ccby-sa2.0

 

A partire dal 2008, il complesso megalitico di Petre de la Mola è oggetto di studio da parte di un gruppo di ricerca interdisciplinare guidato dal prof. Emmanuele Curti e composto da archeologi, geofisici, geologi ed astronomi dell’Università degli Studi della Basilicata, della Faber Srl di Matera, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Università La “Sapienza” di Roma. Dopo anni il megalite sembra ormai avere fugato i dubbi di un suo casuale allineamento col solstizio, e ciò grazie non solo ai già evidenti segni di azione dell’uomo sulla pietra, ma anche ai recenti ritrovamenti (2013) di ulteriori significative tracce umane, effettuati proprio in occasione dell’evento astronomico di dicembre: il dott. Leonardo Lozito, vice direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia e presidente del Gruppo Archeologico Lucano, ha infatti individuato sul suolo antistante il megalite un segno cruciforme inciso nella roccia, punto di osservazione perfettamente allineato con il fenomeno astronomico, mentre il dott. Alberto Scuderi, anch’egli vice direttore dei Gruppi Archeologici d’Italia, ha rinvenuto – in una delle coppelle artificiali presenti sulla superficie del megalite – un frammento di vaso ad impasto risalente all’Età del Bronzo. Con loro erano presenti anche Ferdinando Maurici del Dipartimento Beni Culturali della Regione Sicilia e la guida abilitata Giovanni Ricciardi.

 

I due rinvenimenti vanno così ad avvalorare il carattere astronomico e cultuale del sito.

Emblematica in tal senso la dichiarazione del prof. Vito Francesco Polcaro, dell’Istituto nazionale di Astrofisica di Roma che a suo tempo aveva descritto il fenomeno dell’allineamento con il sole al solstizio d’inverno: “il frammento di ceramica è la conferma ulteriore che l’allineamento di Petre de la Mola non è casuale. Conoscevamo già due bacini artificiali scavati nella roccia per raccogliere l’acqua piovana, ma la nuova scoperta è la prova definitiva che questo fosse un luogo di culto. E’ l’elemento mancante che rafforza le prove statistiche secondo cui l’allineamento può accadere casualmente una volta su ventunomila. Ora abbiamo anche evidenti prove archeologiche della intersezionalità dell’allineamento con la presenza delle incisioni sulla roccia che da un lato segnalano il punto esatto di osservazione, dall’altro indicano la direzione del meridiano e la posizione per vedere il tramonto del sole al solstizio invernale”

[su tali ritrovamenti vi proponiamo il seguente video-documento gentilmente concesso da HyperBros.com].

VIDEO: https://youtu.be/EEqNxHLOy0M

Il sito archeologico e il Complesso Megalitico del Monte Croccia sono raggiungibili tramite un sentiero al cui imbocco, alla base del monte, vi è un’area attrezzata immersa in un pregevole ambiente naturalistico-paesaggistico. Anche in occasione del Solstizio d’Inverno 2016 sono previste varie iniziative rivolte al pubblico, fra cui il convegno “Il megalite, con valenza archeoastronomica, di Petre de La Mola ed i suoi contermini in Italia Meridionale”, organizzato a Matera (20 dicembre, ore 10.30, Salone del complesso architettonico di Cristo flagellato, ex Ospedale S. Rocco) dal Gruppo Archeologico Lucano e d’Italia, e la visita guidata al complesso megalitico di Petre de la Mola (21 dicembre, raduno ore 14.30 P.zza Umberto I, Oliveto Lucano) per osservare al tramonto il suggestivo fenomeno del sole che appare nella fenditura del megalite [info: Pro Loco Oliveto Lucano, 349/6681706, 333/9657104].

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Riferimenti bibliografici:

– AA.VV. Studi e ricerche della scuola di specializzazione in archeologia di Matera, 11 2010-11, Edipuglia, Bari 2012

– E. Curti, M. Mucciarelli, V. F. Polcaro, C. Prascina and N. Witte,The ‘Petre de la Mola’ megalithic complex on the Monte Croccia (Basilicata)”, in atti del 17th Annual Meeting SEAC 2009 – The European Society for Astronomy in Culture, Bibliotheca Alexandrina, Alexandria, Egypt, 25-31/10/2009

 

Domenico Leccese

 

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