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ENI SI AUTODIFENDE IN PROCURA

I l caso del pozzo dell’Eni Costa Molina 2 finisce in Procura. I legali del cane a sei zampe hanno

I l caso del pozzo dell’Eni Costa Molina 2 finisce in Procura. I legali del cane a sei zampe hanno presentato, ieri presso la Procura della Repubblica del capoluogo delle memorie relative alla presenza di ammine in una vasca e nella testa del pozzo “Costa molina 2”, sito a Montemurro, rilevata dall’Arpab. A seguito dei risultati della analisi venerdì scorso la Giunta regionale ha deliberato la sospensione delle attività di reiniezione. Ora la Procura acquisirà i verbali del campionamento di settembre dell’Arpab. Primariamente per comprendere i luoghi esatti in cui sono stati eseguiti i prelievi. L’Eni, come è noto, contesta, oltre ai dati emersi, anche il fatto che gli stessi campionamenti non sarebbero stati fatti in contraddittorio tra le due parti. «Prendiamo atto – ha fatto sapere la compagnia petrolifera – che dal 4 settembre, giorno del campionamento Arpab, l’Eni non ha ricevuto alcuna comunicazione da parte degli Enti competenti relativamente ad eventuali superamenti». In più, sempre la Procura acquisirà i controlli della compagnia petrolifera sulle vasche e sulla testa di pozzo, secondo i quali, come sostenuto da legali dell’Eni, non emergerebbe la presenza di ammine. Sarà una battaglia documentale quella che si prospetta tra l’Agenzia regionale per l’ambiente e l’Eni. Gli inquirenti per verificare ogni ipotesi e accertare con completezza i fatti, vaglieranno pure i verbali sulle analisi fatte dopo la bonifica delle vasche e del pozzo “Costa molina 2”. Solo lo scorso anno furono sequestrati dalla stessa Procura nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri di Potenza, Francesco Basentini e Laura Triassi, sullo smaltimento dei rifiuti prodotti durante l’attività estrattiva. Dopo alcuni mesi, venne disposto il dissequestro, ma solo conseguentemente al termine delle modifiche richieste dai giudici. Sul rispetto delle prescrizioni l’Eni, da parte sua, è categorica: «dal 19 luglio scorso è verificata mediante l’esecuzione di oltre 200 campionamenti ed analisi. In riferimento alle prescrizioni di 2 campionamenti giornalieri, Eni su base volontaria ne ha effettuati 3 al giorno a testimonianza dell’estrema attenzione e rispetto per l’ambiente e per garantire la massima aderenza alle prescrizioni». Lo stesso è stato sottolineato dall’ad Eni De Scalzi che ha aggiunto: «Il rischio di fermo non c’è, perchè il problema è solo sulla parte di iniezione. La produzione continua». I magistrati ascolteranno anche la testimonianza del coordinatore del progetto di valutazione di impatto sulla salute a Viggiano e Grumento Nova Fabrizio Bianchi, in relazione ai risultati dell’indagine nell’area della Val d’Agri.

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