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EMILIO MAFFEI, PRETE MAZZINIANO E APOSTOLO LUCANO DELL’UNITA’ NAZIONALE

di Leonardo Pisani «Dear Mr Pisani, I saw on the internet that you have written about a man called Emilio

di Leonardo Pisani

«Dear Mr Pisani, I saw on the internet that you have written about a man called Emilio Maffei. My cousin has a picture that Mr. Maffei gave to our relative in London in 1860. Mr. Maffei was living with my Great Great Great Grandad (surname Widgery) at the time in London after being exiled from Potenza. We know very little about why Mr. Maffei was living with our relative. We aren’t a particularly prominent political family (nor were they greatly wealthy) so it is a bit of a mystery to us! Would you know anything about Mr. Maffei’ time in London and why he might have been staying with my family? I hope this picture is of interest and would welcome any thoughts that you have. Best wishes Robert Storr».
«Ho visto su internet che ha scritto riguardo un uomo di nome Emilio Maffei. Mio cugino ha un ritratto che mister Maffei diede ad un nostro parente nel 1860. Mister Maffei visse con il mio bis bis bisnonno (Widgery di cognome) a quel tempo a Londra dopo essere stato esiliato da Potenza. Sappiamo molto poco del perché il sig. Maffei viveva col nostro avo. Non siamo una famiglia potente sia politicamente che finanziariamente, per cui è un po’ un mistero per noi! Vorrebbe sapere qualsiasi cosa riguardo al tempo passato da mister Maffei a Londra ed il perché stette con la mia famiglia? Spero che questa immagine sia di interesse e d’aiuto e che vi aiuti nei pensieri e quesiti che vi ponete. Migliori auguri Robert Storr».


Un messaggio da Londra e poi una mail dopo che il signor Storr, non so per quali canali ma grazie ai misteri del web venne a conoscenza di un mio articolo Emilio Maffei, allegandomi poi la foto di un dipinto, ora proprietà di un suo cugino, che il prete rivoluzionario regalò con dedica ai suoi trisavoli londinesi John e Harriet Widgery. Ma partiamo da questo illustre lucano ed un uomo di grande coraggio, dotato di enorme cultura e una capacità di scrittura che spaziava dalla poesia in dialetto potentino o italiano alla satira ed al sarcasmo contro personaggi del nascente Regno D’Italia, durissimo quando criticarono la sua Potenza, non fece mancare strali con una prosa pungente si scagliò contro i denigratori di Potenza. Un vero liberale che combattè contro la dinastia dei Borbone, ma si scagliò anche contro i Savoia perché dopo l’unità la qualità della vita delle classi più debole rimaneva sempre bassa se non addirittura in regressione rispetto al passato. Emilio Maffei fu uno spirito libero, fu un prete ma lasciò l’abito talare, pagandone anche le conseguenze e l’isolamento, ma rimase sempre un prete nella sua vita onesta e piena di impegno civico, vicino alle classi sociali più umili Emilio Maffei nacque a Potenza da Luigi e Antonietta Scalea il 3 settembre 1809, sin da giovane età senti il richiamo della vita religiosa ed all’età di 23 anni fu ordinato prete. Dopo le esperienze giovanili nella Carboneria, si avvicinò alle idee di Giuseppe Mazzini e di Pierre-Joseph Proudhon, che considerò vicine ai valori del Vangelo. Sostenitore di uno stato laico, di un’istruzione pubblica e libera dall’ingerenza clericale, entrò nel “Circolo Costituzionale Lucano”, presieduto da Vincenzo d’Errico, per difendere la Costituzione che il re Ferdinando II Di Borbone aveva ritirato. I due stipularono un’alleanza unendo le loro correnti: quella moderata di d’Errico e quella radicale di Maffei. Venne redatto un memorandum, in cui si affermava il mantenimento del regime costituzionale e si chiedeva l’annullamento di tutti gli atti legislativi successivi alla soppressione della Costituzione.Tuttavia i loro rapporti furono molto accesi, tant’è che Maffei si separò dal suo collega l’8 luglio dello stesso anno per divergenze diplomatiche. Maffei, di temperamento più pragmatico in stile mazziniano, riteneva necessaria e inevitabile una lotta di classe mentre d’Errico, federalista di stampo neoguelfo, cercava di scendere a patti in maniera equilibrata. Entrambi erano ricercati dalla polizia borbonica; mentre d’Errico riuscì a fuggire in Francia, Maffei venne arrestato e condannato a morte ma la pena fu, in seguito, commutata in ergastolo. Dopo oltre quattro anni di detenzione nel carcere di Potenza, fu trasferito nel penitenziario di Nisida, dove subì anche un attentato da un sicario.L’ergastolo fu comminato in esilio perpetuo sotto il regno di Francesco II di Borbone e nel 1859, assieme ad altri condannati come Luigi Settembrini, Carlo Poerio e Silvio Spaventa, fu imbarcato per gli Stati Uniti ma grazie al figlio di Settembrini, Raffaele, ufficiale della marina britannica, la nave virò in Irlanda e Maffei si recò in Inghilterra, dove incontrò Mazzini, divenendone amico e visse fino al 1860.
A questo punto entrano in scena il falegname John Widgery e sua moglie, Harriet che vivevano al 30 Harrison Street, Londra (ora demolita), l’incontro non fu casuale essendo “un prete evangelico” con posizioni lontanissime dall’ortodossia cattolica e i coniugi Widgery. Un macrocosmo religioso complesso nel Regno della Regina Vittoria, con spinte da parte di sette che non si conformavano al dogma Chiesa-Stato di tipo anglicano. C’erano i riformisti, presbiteriani, puritani, quaccheri, avventisti ecc ecc. Ma anche sette cristiano politiche come i Non conformist christians una setta cristiano-carbonara, molto progressista anche in campo politico. Il discendente Robert Storr infatti mi ha raccontato che i suoi antenati Widgery. erano elettori e sostenitori del “ Liberal Party” – all’epoca diretto da Henry John Temple – che aveva nel programma riforme sociali, libertà della persona, di ridurre il potere della Corona e della Chiesa Anglicana e della concessione universale del diritto di voto. Maffei dunque nell’esilio londinese fu ospite di questi cristiano-carbonari e vi rimase sino al ritorno in quello che ormai era il Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II.Ritornò a Potenza, abbandonò l’abito talare, si dedicò alla poesia in vernacolo e si dedico anche alla vita pubblica divenendo consigliere comunale assessore ed anche sindaco nel 1861. Maffei (con lo pseudonimo di Jumaredda) lasciò poche testimonianze letterarie, si è in possesso solo di alcune poesie (ritrovate dal cronista potentino Raffaele Riviello). Nelle poesie si legge il rammarico di Maffei per la politica del neonato Regno d’Italia, poiché il suo sogno repubblicano venne spiazzato da un nuovo ordinamento monarchico e le condizioni delle classi più umili rimasero immutate se non peggiorate. Nel suo mirino finirono tutti personaggi maggiori di quel periodo dal Cavour a Urbano Rattazzi, Marco Minghetti, Francesco Crispi, il re Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, chiamato “cardillo bastardo” con l’accusa di traditore degli ideali repubblicani. In una poesia, si scagliò contro alcuni ufficiali piemontesi che avevano deriso la sua Potenza, dall’igiene , alla vita culturale agli stessi abitanti. Maffei scrisse versi offensivi e scurrili. Dopo la morte avvenuta a Potenza il 21 novembre 1881, fu ricordato con una lapide eretta nella città natia il 18 agosto 1894.

Ecco un profilo sul patriota, politico e uomo di fede scritto appositamente dallo storico Tommaso Russo, tra i massimi esperti in Italia delle vicende risorgimentali in Basilicata.
«Maffei, un “prete riscaldato e poco conosciuto” riassume nella sua biografia il tormentato cammino di quei lucani: intellettuali, sacerdoti, uomini politici e borghesi, che nei decenni di preparazione dell’Unità d’Italia scelsero di schierarsi apertamente e coerentemente contro i Borbone.Le idealità politiche, le scelte di vita, l’impegno civile collocano quegli uomini,e quindi anche Maffei che a tratti ne fu un loro leader, in una posizione lontana dal conservatorismo moderato dei vari D’Errico. I mesi del 1848 costituiscono la cartina di tornasole di questa differenza di idealità e di concrete azioni politiche. Lo svolgimento di quei mesi consente di misurarne coerenza teorica e limpidezza di scelte. Mentre D’Errico temeva che il movimento contadino, con le sue richieste sociali sulle terre demaniali, potesse sfuggire dalle mani di una guida moderata e prendere altre direzioni, Maffei guardò con simpatia la questione della divisione delle terre demaniali. E ancora. Se D’Errico temeva una deriva popolare e plebiscitaria della Costituzione, della difesa del Parlamento napoletano, dell’appoggio alla rivolta calabrese, guidata da elementi democratici del luogo, Maffei invece si schierò con questi ultimi e con l’ampliamento della rappresentanza politica e parlamentare, convinto che un’accelerazione del movimento potesse essere un modo per far rientrare le scelte reazionarie di re Ferdinando.Maffei pagò con il carcere il suo essere impegnato in prima fila. Pagò con l’isolamento nelle gerarchie ecclesiastiche la sua coerenza politica. Pagò con una profonda delusione il modo in cui si era fatta l’Italia e le conseguenze di quel processo di unificazione. Cercò, negli ultimi anni, ancora nell’impegno politico comunale a Potenza ( assessore e consigliere ), una ragione alle sue scelte. Trovò nell’abbandono del suo abito talare la misura e il segno estremo della sua coerenza personale che lo spinse ad abbracciare la prospettiva e la forma repubblicana, per lo Stato italiano, come soluzione ai mali del Paese.Cercare una sola definizione : radicale o democratico o liberale o giacobino… non basta per comprendere Maffei.
E neppure lui l’avrebbe gradita. Verosimilmente egli appartiene a quella categoria di preti evangelici dell’800 che restò tale anche se indossò abiti civili. Maffei non visse in contraddizione con il suo essersi “spretato”. Rimase sempre convinto che il senso profondo del messaggio evangelico: la solidarietà, la fratellanza, l’uguaglianza, la libertà civile, dovesse inverarsi in una forma politica che ne esaltasse il valore universale con l’eliminare le diseguaglianze fra le classi sociali. Democrazia e Repubblica dovevano essere nel suo orizzonte politico il contenitore terreno di quel messaggio.Nella storia italiana e in quella meridionale è possibile rintracciare, tra 800 e 900, numerosi Emilio Maffei e questa oggi è una bella consolazione per il prete lucano che i rapporti di polizia del tempo definirono come uno dei più “ riscaldati».

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