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CARO SINDACO, LE LEGNATE NON SONO UN METODO

A me non è piaciuto per nulla il comizio del sindaco di Potenza De Luca. Lo scrivo subito così mi

A me non è piaciuto per nulla il comizio del sindaco di Potenza De Luca. Lo scrivo subito così mi tolgo il pensiero ed evito possibili interpretazioni e retropensieri. E aggiungo: non solo non mi è piaciuto per nulla ma proprio non mi è piaciuto nulla di tutto quello che ha detto per un’ora e un minuto il primo cittadino del capoluogo lucano. Anche perchè non posso prescindere dal come si dicono le cose. Uno può dire anche la cosa più giusta del mondo ma se la dice non tenendo conto della gentilezza, della sensibilità e delle leggi scritte e non scritte, si cade molto facilmente nel cattivo gusto e basta. Poi a ciascuno il suo per carità, ma ci sono delle regole di ingaggio nei comizi pubblici che il sindaco non dovrebbe (e non può) trascurare. Soprattutto quando è il sindaco stesso a dire di voler ricercare il contatto con i cittadini. Ma il contatto non può essere unilaterale. Il contatto di un uomo delle istituzioni con i cittadini significa confronto. Un sindaco non rappresenta se stesso ma una comunità. Rappresenta un simbolo e svolge una funzione al “servizio di” e non al “di sopra di”. Il sindaco di una città, o di un paese, è il primo cittadino di essa ma deve essere capace anche di esserne l’ultimo. Dario De Luca, invece, l’altra sera a piazza Matteotti ha rappresentato se stesso e non una istituzione. Ha raccontato una versione, ha espresso giudizi, ha detto dei fatti. Ma soprattutto non ha rispettato il dolore e la disperazione e non è stato capace di ascoltare. Quel “stai zitta” urlato in faccia a una donna poi, è qualcosa che non si commenta. Quelle offese poi ripetute… che brutte. E non basta nemmeno arichiviarle come banale “caduta di stile”. Sono cose che non dovrebbero accadere. Non più. Ma fosse stato solo questo. No. Il sindaco è riuscito a fare anche peggio, o meglio a dire. Ha parlato di quello che accade il sabato notte nel centro storico: bottiglie spaccate, immondizia gettata a terra e «ragazzi che schizzano vernice sui muri». Il Roma questi epidosi li censura da mesi. E sono atti vandalici che andrebbero perseguiti con conseguente punizioni per gli attori di tali azioni contro il bene pubblico. Ma puniti secondo le leggi. Non certo bastonati. O meglio, «presi a legnate» come ha suggerito il sindaco. Perchè vede caro sindaco le legnate sono peggio delle scritte sui muri o delle bottiglie abbandonate o rotte. Anche il solo pensare di bastonare qualcuno per punizione è molto peggio. Poi se lei è stato abituato, come ha detto nel suo comizio, a essere bastonato nell’infanzia me ne dispiaccio. Molto.
Ma ciò non toglie che è gravissimo quello che il sindaco ha detto a un centinaio di cittadini. Poi si sa la politica a volte purtroppo (e ultimamente troppo spesso) irrobustice il pensiero leggero per meri scopi personali e propagandistici. Poi ci sta che un politico si senta accer- chiato da chi lo critica o cerca di ostacolarlo. Ci sta che provi a cambiare il paradigma della comunicazione aggredendo piuttosto che difendendosi. Ci sta che si raccolgano solo dei dati e li si elencano. E’ la politica. Ma la politica non è solo denigrazione degli avversari. Non è solo il racconto di una versione. Fosse solo questo la politica non vedrebbe ai due estremi da un lato gli statisti e dall’altro i “passacarte”. Ma per fortuna la politica ancora esiste al netto delle persone.

SALVATORE SANTORO

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