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Che ne sai tu di un campo di grano ?

Che ne sai tu di un campo di grano?  “La Carta di Altamura e Matera in difesa del grano” in

Che ne sai tu di un campo di grano? 

“La Carta di Altamura e Matera in difesa del grano” in Anteprima Nazionale su ROMA

Di Domenico Leccese

Si è concluso il Primo Forum in Difesa del Nostro Grano, ne abbiamo discusso con Gianni Fabbris (nella foto)

Con l’adozione della Carta/Manifesto di Matera e Altamura il Movimento degli agricoltori contro la crisi sposta il campo su cui condurre la mobilitazione per uscire dalla crisi e chiama tutti all’alleanza per la Riforma e la Sovranità Alimentare.

Ora il movimento e più forte e gli obiettivi sempre più chiari:

tutelare il nostro grano e le nostre produzioni, ridistribuire il valore aggiunto nelle filiere garantendo un prodotto sano e a prezzi giusti, la tutela del territorio e delle comunità cerealicole.

I numeri del Seminario del Forum che si è tenuto a Matera in contrada Lamartella dal venerdì mattina al sabato mattina spiegano il contesto dentro cui il Movimento Riscatto e la Rete dei Municipi Rurali hanno sviluppato, con quanti hanno accolto l’invito al lavoro e all’unità per scrivere insieme i principi su cui fondare “l’alleanza su cui fondare la forza che ci serve per cambiare un destino di crisi in cui sembrano condannati i produttori e i consumatori italiani”. Oltre centocinquanta persone partecipanti al seminario per scrivere la Carta del Grano provenienti da nove differenti regioni italiane e dalla Grecia; cinque ricercatori da differenti università e istituti di ricerca (agronomi, genetisti, ematologi, scienziati della nutrizione, pediatri), due giornalisti ed esperti di comunicazione nazionali, uno dei coordinatori del Foro Sociale Mediterraneo, diversi esperti e tecnologi della trasformazione e della coltivazione, quattro fra rappresentanti nazionali delle associazioni dei Consumatori e degli Agricoltori, sessantadue rappresentanti di imprese agricole e della trasformazione, cinque rappresentanti di amministrazioni comunali, il presidente del Gal Bradanica, ventitré rappresentanti di Associazioni sindacali e di movimenti di territorio.

Circa cinquanta trattori e diversi altri mezzi partecipanti al Corteo contro la crisi del grano che si è snodato per 29 km fra Matera e Altamura e per 5 km nelle vie di Altamura fino a parcheggiarsi nella strada bloccata intorno al Teatro Mercadante di Altamura.

Centinaia di persone nel Teatro per la presentazione in una assemblea di tre ore andata in diretta TV su Canale 2 di Altamura della Carta, oltre che i partecipanti al Seminario, fra questi l’Assessore Regionale all’Agricoltura di Basilicata Luca Braia, il Presidente Regionale di Confindustria di Basilicata Pasquale Lorusso e il Presidente della Provincia di Matera Francesco Di Giacomo oltre che a numerosi sindaci pugliesi.

Dieci i principi fissati dalla Carta Manifesto del Grano presentati da una introduzione che spiega come è urgente cambiare il campo su cui giocare la partita del cambiamento che ci serve “altrimenti la sconfitta è già scritta”.

Il primo dei principi recita: “Si esce dalla crisi delle comunità cerealicole con più diritti e non con soluzioni tecniche o trattati commerciali; per tutelare il nostro grano serve superare il modello della crisi imposto dalla globalizzazione finanziaria e commerciale e assumere i principi della Sovranità Alimentare che riconoscono il diritto delle comunità e dei popoli di scegliere e decidere sul proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo”.

Una campagna di informazione e controinformazione trasparente ai cittadini, una Rete dei Comuni del Grano cui affidare la Carta perché diventi lo strumento per realizzare pratiche, iniziative, progetti economici, sociali, culturali fondati sulla partecipazione e il coinvolgimento.

Quattro mozioni finali adottate per alzata di mano dall’assemblea nel Teatro Mercadante fra queste due impegni: quello di costituire una Commissione Per il prezzo del grano” che su basi scientifiche e trasparenti definisca all’inizio di ogni stagione agraria il prezzo del grano per contrapporlo a quello della borsa Merci adottato dagli speculatori italiani e internazionali e quello per cui si chiede al Governo Italiano di intervenire affinché il Commissario europeo all’agricoltura Hogan smentisca le sue dichiarazioni che rivendicano come una vittoria l’abbattimento dei dazi del grano canadese esportato in Europa in virtù dell’applicazione dell’accordo CETA.

Articolate e diverse le richieste alla politica Europea, nazionale e regionale per cui dal Forum del Grano emerge chiaramente la consapevolezza di dover fare un salto organizzativo diventando una rete stabile ed efficace che lavori ad una agenda di iniziative e di obiettivi.

La Carta/Manifesto del Grano (il cui abstract è stato letto in apertura della manifestazione al Teatro Mercadante e il cui testo rivisto e corretto sarà pubblicato nel sito del Movimento Riscatto entro mercoledì 17 maggio dopo che la sua bozza sia stata inviata ai partecipanti del seminario), fissa gli impegni che i diversi attori dell’intero ciclo della selezione/coltivazione/trasformazione/commercializzazione/consumo del grano assumono per dare vita ad un impegno comune in difesa del nostro grano.

“Con la Carta del Grano siamo più forti e, soprattutto, indichiamo con chiarezza il percorso per affrontare il centro dei problemi che abbiamo di fronte senza scambiare i sintomi per la malattia” ha motivato il coordinatore del forum nella sua presentazione spiegando “Le navi che scaricano al porto il grano che arriva dall’estero sono il sintomo della malattia che risiede, in realtà, in un modello agroalimentare che sta trasformando l’Italia da grande paese agricolo (cui è indissolubilmente legato il suo patrimonio culinario e la dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità) per diventare una grande piattaforma commerciale e di speculazione sull’agroalimentare. In questo gioco l’industria di trasformazione del grano italiana è diventata, in realtà, il terminale di trasformazione di sistemi agricoli di altri paesi e intanto la nostra agricoltura si marginalizza. Dobbiamo lavorare a riavvicinare questi estremi che si stanno sempre più allontanando per fare del Made in Italy il frutto di un rapporto vero fra la coltivazione e la trasformazione nel nostro paese garantendo una giusta redistribuzione del valore aggiunto nelle filiere con contratti e accordi etici e nell’interesse dei consumatori e cittadini”.

“E’ il fallimento del sistema agroalimentare della globalizzazione neoliberista ed occorre evitare la trappola dello scaricabarile di responsabilità in nome di una forte alleanza fatta fra quanti condividono l’idea del cambiamento e della riforma economica e sociale del nostro agroalimentare contro chi, invece, ha tutto l’interesse a mantenere questa situazione di crisi che colpisce i più ma che permette grandi vantaggi a chi sta speculando sul prezzo ai produttori e sulla salute dei consumatori” spiegano dal Seminario che si è appena concluso.

Fra i tanti interventi della serata in tre ore di confronto assume particolare significato quello dell’Assessore all’agricoltura della Regione Basilicata Luca Braia che, dando atto della novità introdotta dal Forum e dalla proposta della Carta nel confronto su come si affronta la crisi del grano ha dichiarato la sua piena disponibilità a mettere in campo gli strumenti a sua disposizione anche per sollecitare gli altri Assessori delle Regioni limitrofe cerealicole (Puglia e Campania soprattutto) per implementare il confronto e coordinare gli strumenti.

Il presidente del Movimento Riscatto Mimmo Viscanti insieme al Presidente della Rete dei Municipi Rurali Salvatore Pace ed a Mimmo Carone che per il Movimento ha tenuto le conclusioni dell’incontro, nel ringraziare i tanti esperti e partecipanti che si sono uniti agli agricoltori nello sforzo di definire gli strumenti e gli obiettivi di come difendere i diritti degli agricoltori e di tutti i cittadini nello sforzo di difendere il grano, hanno annunciato la convocazione fra un anno del Secondo Forum in Difesa del Grano.

Nel frattempo i cerealicoltori si preparano al raccolto e fin da ora annunciano un nuovo ciclo di iniziative e mobilitazioni sul prezzo al campo “Se qualcuno pensa di imporci ancora una volta un prezzo al campo di 16 euro mentre quelli al consumo non calano da noi avrà una sola risposta: la mobilitazione”

Il manifesto del grano

Una alleanza per tutelare e difendere il nostro grano come bene collettivo economico e sociale.

Se il grano ai nostri agricoltori non è pagato.

Se i consumatori pagano troppo e non è garantita la salute.

Se le campagne si svuotano e paghiamo i prezzi del loro abbandono

ALLORA È IL MOMENTO DI DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI!

Noi, persone, ci siamo ritrovati nel Forum in Difesa del Nostro Grano nella nostra condizione di agricoltori, trasformatori, ricercatori, commercianti, consumatori, rappresentanti di movimenti, imprese, associazioni, Enti, Istituti pubblici e privati, nel mezzo di una crisi di reddito pesantissima per i produttori

dei cereali italiani, mentre avanzano pericolosamente i rischi per la salute e il diritto al cibo.

Siamo venuti da territori ed esperienze professionali e civili diverse, in una delle aree di più antica tradizione cerealicola del mediterraneo, fra Altamura e Matera culla della cultura contadina, uniti dal comune intendimento di ricercare le vie d’uscita e superamento della crisi.

La carta di Altamura e Matera : Dieci Principi per l’alleanza in difesa del Grano

1) Difendere il grano è questione di democrazia non di tecnica

2) Cosa coltivare. I semi come patrimonio sociale.

3) L’indipendenza della scienza e della ricerca.

4) La responsabilità del coltivare il grano e usare la terra.

5) Come trasformare. Per un Born in Italy legato al territorio ed alla nostra cultura del cibo.

6) Come commerciare e scambiare assicurando redistribuzione del valore aggiunto.

7) Oltre la speculazione delle commodities, per prezzi giusti.

8) Consumare responsabilmente, scegliere liberamente.

9) Il grano come fattore sociale e di cultura, a difesa delle comunità.

10) Le regole, le norme e il ruolo delle istituzioni siano di garanzia di interessi generali.

 

La carta di Altamura e Matera Dieci Principi per l’alleanza in difesa del Grano Altamura e Matera, 12/13 maggio 2017

1) Difendere il grano è questione di democrazia non di tecnica

Si difende il grano superando l’imposizione del modello della crisi con più diritti e il coinvolgimento pieno di tutti gli attori sociali e non con soluzioni tecniche né, tanto meno, con i trattati commerciali.

I cittadini italiani hanno il diritto di decidere come produrre, distribuire e consumare il grano e i suoi prodotti secondo i principi della Sovranità Alimentare in quanto diritto umano inviolabile e a rifiutare, se lo decideranno, l’imposizione di norme, regole o trattati commerciali non fondati su equità e il rispetto degli interessi generali e collettivi.

2) Cosa coltivare. I semi come patrimonio sociale.

I semi, la loro selezione e salvaguardia, la riproducibilità e tutela come bene sociale e risorsa comune non privatizzabile sono alla base del nostro impegno nella difesa del grano. In quanto beni e valori comuni, i semi naturali non possono essere brevettati; va garantito il rapporto equilibrato fra tutela dei semi di cereali legati al territorio, il loro scambio, la conservazione e selezione e il loro miglioramento per permettere sia la agrobiodiversità sia le produzioni di scala che garantiscano reddito e disponibilità di cibo sano.

La loro tutela e miglioramento non può in nessun caso ricorrere agli OGM o altre pratiche simili.

3) L’indipendenza della scienza e della ricerca.

La Ricerca e la Scienza devono essere autonome e indipendenti, al servizio degli interessi generali dei cittadini, capaci di sostenere le loro istanze e le scelte condivise, offrendo soluzioni e strumenti verificabili ed efficaci.

Il ruolo e la funzione della ricerca pubblica e dei servizi di assistenza sono la base delle garanzie di autonomia.

4) La responsabilità del coltivare il grano e usare la terra.

Il grano è un prodotto agricolo e come tale deve essere legato al territorio, alle sue specificità, ai cicli della natura nel cui rispetto si deve integrare a pieno. La coltivazione del grano deve garantire la tutela del suolo, dell’acqua, della biodiversità, della salute e la biologicità dei cittadini.

A tal scopo ci impegniamo a difendere la terra dalla aggressione di trivelle, eolico selvaggio, inquinamento e cementificazione e a superare l’uso di input chimici e di pratiche invasive come quelle del Glifosate e, comunque, a garantire i cittadini dall’assenza di residui pericolosi.

Gli agricoltori sono di diritto i custodi di questi principi e assumono pienamente il dovere di garantirli ricercando lo equilibrio con il compito di produrre le quantità necessarie a soddisfare i bisogni generali e non di pochi.

Perché questo dovere venga pienamente esercitato poniamo a base il principio inderogabile della garanzia del reddito per chi produce e del salario e i diritti per chi lavora.

5) Come trasformare. Per un Born in Italy legato al territorio ed alla nostra cultura del cibo.

La trasformazione primaria e secondaria del grano hanno il compito di garantire quantità, salubrità e sicurezza alimentare, mantenendo e valorizzando il patrimonio di saperi tecnologici frutto della millenaria cultura del lavoro agricolo e della tradizione culinaria italiane.

Un Made in Italy che non sappia integrare e avvicinare la coltivazione alla trasformazione è solo una speculazione commerciale; definiamo, al contrario, come “Born in Italy” quei processi che attuino metodi, prodotti e tecnologie centrate sulle specificità dei nostri grani, offrendo prodotti espressione di un ciclo produttivo pienamente integrato.

In questo caso, i parametri di qualità su cui fondare la trasformazione devono adattarsi alle caratteristiche dei nostri grani valorizzandone le specificità e i punti di forza (assenza di micotossine, minori valori di proteine e glutini, ecc.) e ridefinire gli standard fondati oggi sulla produzione iperproteica.

Il Made in Italy che ci serve è quello privo di contaminanti; a questo va orientata la trasformazione.

6) Come commerciare e scambiare assicurando redistribuzione del valore aggiunto.

La vendita del grano e dei suoi prodotti è un regolatore della distribuzione del valore aggiunto che si determina lungo tutti i passaggi del ciclo e non può essere semplicemente una speculazione che lo concentra in alcune mani scaricando i costi sugli anelli deboli.

La definizione di “Contratti commerciali equi” è un obiettivo economico e di efficienza prima ancora che etico.

Il commercio del grano deve fondarsi preferibilmente sulle produzioni di territorio anche per evitare che com il ciclo lungo (su navi per migliaia di km) si producano spreco di risorse e rischi per la conservazione dei prodotti.

La riconoscibilità e l’origine dei prodotti va promossa e imposta come garanzia per chi compra anche usando tecnologie moderne come quelle dei QR Code.

7) Oltre la speculazione delle commodities, per prezzi giusti.

La determinazione del prezzo del grano come commodity fondata sulla borsa merci è solo una speculazione finanziaria e non può essere la base per definire un prezzo giusto che remuneri il lavoro, assicuri la funzione sociale della produzione e il diritto al cibo.

Solo una trasparente contrattazione interprofessionale fra i diversi soggetti della filiera garantisce un equilibrio accettabile.

Impegniamo noi stessi a dare vita ad una Commissione Etica del Prezzo che su base scientifica fissi prezzi minimi ed equi.

8) Consumare responsabilmente, scegliere liberamente.

Un consumo consapevole è la base per compiere le scelte che incidono negli scambi e nella dinamica domanda e offerta.

Il ruolo e il protagonismo responsabile dei cittadini si esercita dentro un quadro per cui è garantita loro una informazione trasparente e un diritto all’accesso al cibo sano a prezzi tali da scongiurare il rischio che solo chi può permetterselo economicamente compra la salute.

L’impegno alla crescita della consapevolezza sociale su come scegliere consapevolmente è una priorità.

9) Il grano come fattore sociale e di cultura, a difesa delle comunità.

Il grano, la sua coltivazione e la sua trasformazione produce valori economici ma anche valori sociali e culturali che vanno tutelati e implementati.

Tutti i soggetti che si riconoscono nella Carta (pubblici e privati) si impegnano ad investire e operare per garantire il pieno sviluppo e la tutela delle culture del grano e delle comunità cerealicole favorendone la conservazione e la riproduzione attiva.

10) Le regole, le norme e il ruolo delle istituzioni siano di garanzia di interessi generali.

Il ruolo e la funzione da protagonisti dei cittadini, delle imprese, degli Enti in difesa del grano sono fondamentali ma hanno bisogno di regole e leggi di garanzia.

Senza che la politica intervenga per assecondare e favorire il cambiamento gli sforzi sono velleitari.

Troppe norme che governano il ciclo del grano rispondono agli interessi di lobbies speculative.

Il legislatore deve rimuovere quelle norme che egli stesso ha prodotto tornando, con regole nuove, ad avere quel ruolo di garanzia che la democrazia pretende.

Per esempio, deve superare l’ipocrisia di leggi restrittive per i produttori italiani mentre, nei fatti, non valgono per i prodotti importati creando dumping e rischi ai consumatori.

Le Regioni cerealicole devono adottare piani di valorizzazione assumendo la centralità della produzione cerealicola per la difesa del territorio e coordinando e finalizzando iniziative di settore coerenti.

I Comuni devono avere un ruolo attivo nel favorire la partecipazione e nella difesa delle Comunità Cerealicole.

La Rete dei Comuni del Grano è lo spazio di scambio e partecipazione.

Domenico Leccese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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