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Questo magistrato in cinque anni ( dal 1° gennaio 2005 al 31 dicembre 2009) aveva redatto 314 sentenze, circa 60 l’anno.

Sei anni per una sentenza: giudice promosso dal Csm La valutazione di professionalità di una toga ha “spaccato” la scorsa

Sei anni per una sentenza: giudice promosso dal Csm

La valutazione di professionalità di una toga ha “spaccato” la scorsa settimana il plenum del Consiglio superiore della magistratura, mettendo in minoranza il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio e il procuratore generale Pasquale Ciccolo, fautori del “merito” rispetto a logiche che a volte paiono esclusivamente “corporative”.

Questo il fatto.

Un magistrato in servizio presso la Corte d’Appello di Cagliari doveva essere esaminato per la settima valutazione di professionalità.

Tale valutazione è un passaggio importante nella carriera di una toga: dopo di questa, fino al momento della pensione, non sarà infatti più valutato. Ai fini del giudizio, la “produttività”, cioè il numero di sentenze scritte e depositate, è uno dei principali indicatori per la valutazione positiva.

Questo magistrato in cinque anni ( dal 1° gennaio 2005 al 31 dicembre 2009) aveva redatto 314 sentenze, circa 60 l’anno. «Per fare un confronto, un Consigliere presso la Corte di Cassazione nello stesso lasso temporale ne scrive circa 490», ha dichiarato prima di votare contro l’accoglimento della progressione in carriera della toga di Cagliari il presidente Canzio.

«Ma oltre ad una produttività irrisoria, questo magistrato – ha aggiunto – deposita le sentenze con ritardi fino a 6 anni, e i ritardi minimi sono di circa un anno e mezzo».

Questo quadro d’insieme, secondo il presidente della Cassazione, determina il fatto che mentre «in qualunque Paese europeo si discuterebbe di impegno, laboriosità, equilibrio, capacità di fare il giudice, noi discutiamo non se possa fare il magistrato ma se possa conseguire la settima valutazione di professionalità. E questo fa di noi un unicum».

E ancora: «Io vado dicendo da moltissimo tempo che in un’organizzazione complessa, un potere dello Stato con migliaia e migliaia di magistrati, dove le valutazioni di professionalità sono positive per il 99,7%, evidenzia un deficit delle circolari in materia di valutazione di professionalità», ha proseguito Canzio secondo il quale questo «è un caso clamoroso e scandaloso, con ritardi intollerabili in qualsiasi Paese europeo» .

I ritardi, poi, mettono in evidenza una minore azione di controllo negli anni da parte dei capi: «Dove erano il presidente della Sezione, il presidente della Corte d’Appello, quando rilevavano che la sentenza non era depositata nei termini previsti e si arrivava a depositi dopo 6 anni?».

La toga di Cagliari è «un magistrato non idoneo a svolgere il suo lavoro, la cui votazione positiva sarebbe uno scandalo», ha concluso il presidente della Cassazione.

Dello stesso avviso il pro- curatore generale Ciccolo: «Questo magistrato ha riportato condanne disciplinari definitive per ritardi molto gravi».

Una votazione positiva rende «difficile la difesa del prestigio della magistratura anche a discapito di quelli che svolgono il loro compito con impegno e serietà».

Il parere del Consiglio giudiziario che accompagnava la proposta era comunque positivo. «Indipendente, preparato, costantemente attaccato al lavoro, con l’incapacità di sottrarsi all’abitudine di motivare con la massima pignoleria ogni provvedimento adottato, estensore di sentenze di centinaia di pagine», si poteva leggere.

Ma al momento della votazione finale, il Csm si è spaccato: 10 i consiglieri, compresi appunto Canzio e Ciccolo, per la linea “dura”, 11 quelli favorevoli all’avanzamento “a prescindere”, 3 gli astenuti.

Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e il laico Giuseppe Fanfani non erano presenti.

Cosicché, per un voto, “todos caballeros”.

Più o meno scosso da quest’ultimo, delicato passaggio, il Csm si appresta a riunirsi in plenum, lunedì prossimo, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, per una seduta dedicata al ricordo di Giovanni Falcone, a 25 anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita anche la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Il presidente della Repubblica intanto ha nominato il Stefano Erbani nuovo consigliere per gli Affari della giustizia Erbani subentra a Ernesto Lupo, che ha lasciato da poco l’incarico.

Domenico Leccese

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