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INTERVIENE IL MINISTRO SUL BLITZ CONTRO LA ‘NDRANGHETA IN LUCANIA

Molte le riflessione dopo i 33 arresti per mafia che hanno visto, suo malgrado, protagonista anche la Basilicata. Secondo la

Molte le riflessione dopo i 33 arresti per mafia che hanno visto, suo malgrado, protagonista anche la Basilicata. Secondo la ricostruzione della Dda di Reggio Calabria, c’è una «’ndrangheta che vuole diventare imprenditoria». E vuole farlo questa volta nascondendosi tra le maglie della politica e dei colletti bianchi. E così c’è bisogno di “smacchiare” i vestiti e utilizzare facce nuove: Francesco Cordì, cognato di Antonio Piromalli e reggente della cosca durante gli anni di detenzione di Pino “facciazza” e il lucano Nicola Rucitera che per conto dei Piromalli “gestisce” la ‘ndrina in Basilicata. Gli inquirenti, come emerge nelle carte che il Roma ha potuto visionare in esclusiva, arrivano ad affermare che Rucitera è scelto perché ha «capacità e contatti per interloquire con esponenti di rilievo delle più significative catene di resort, quali “ClubMed” (già presente a Pisticci) e politica locale». A Cordì e Rucitera è affiancato Rosario Vizzari, responsabile dell’export agroalimentare, riferimento del clan in America con “agganci” nel Fbi. Vizzari con la Basilicata ha “brigato” riuscendosi a far finanziare da Mise e Regione, attraverso Sviluppo Basilicata, un progetto per la valorizzazione dei prodotti tipici che l’indagine ha dimostrato essere una “sola”, per dirla alla romana. Vizzari prendeva i soldi dagli Enti e in America invece di esportare merce locale, portava roba scaduta, spacciando l’olio di sansa per extravergine, tanto per fare un esempio. Ma dall’inchiesta emerge anche altro. E’ una vecchia nuova ‘ndrangheta quella dei Piromalli. Le donne, di solito relegate a ruoli marginali, diventano protagoniste: a loro, che destano meno sospetto, è delegata la comunicazione. Pizzini, postini e visite in carcere ai boss che affidano loro i messaggi da comunicare alla “famiglia”, ovviamente usando antichi codici, dato che molti capo clan si trovano in regime di 41bis, quindi intercettati e controllati a vista anche in carcere. Uno spaccato di questa situazione è offerto da una intercettazione in cui il padre-boss di Piromalli, manda consigli al figlio Antonio su come comportarsi dopo aver riacquisito la libertà: «Piano piano si mette, non deve avere fretta», dice in un colloquio in carcere alla moglie. E gli precisa: «Che non si pensi Antonio di attaccare alla grande come faceva lui». Ma anche i sistemi di veicolazione dei “pizzini” si adeguano ai tempi. Il Clan, di cui il lucano Rucitera è il capo ‘ndrina, per lo scopo ha addirittura a disposizione un’azienda privata di trasporto la “Lirosi”. Soddisfazione per l’operazione denominata “Provvidenza” è stata espressa anche dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti che ad Avvenire lascia comprendere come l’indagine prosegue e potrebbe portare a nuovi clamorosi sviluppi: «Una regia criminale spaventosa, dietro alla quale è confermata l’esistenza e l’operatività di una componente riservata con funzioni strategiche. Su questo aspetto “cross-criminale” si sta dirigendo l’attenzione degli organi inquirenti». E se a parlare così è il Ministro degli Interni, fino a poco fa a capo dei servizi segreti italiani, c’è da stare sicuri che le sorprese sono davvero dietro l’angolo.

Ferdinando Moliterni

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